Noto solo agli addetti ai lavori e sconosciuto ai più, sicuramente a gran parte degli amministratori comunali che hanno deciso lo hanno ceduto alla Asl, l’immobile abbandonato dell’ex asilo Bianchetti custodisce un tratto del circuito murario Messapico ma anche delle testimonianze di età medioevale e di epoca ancora più recente, prove di attività artigianali che confermano valenze meno note della lunga storia cittadina. Un vero tesoro nascosto nel sottosuolo del cortile dell’antico stabile che il Comune di Manduria, che ne è proprietario, ha donato per trent’anni alla Asl di Taranto per usi sanitari.
A parlarne è la presidentessa di Archeoclub Manduria, Anna Maria D’Andria, che invita il sindaco Gregorio Pecoraro, la soprintendenza del patrimonio culturale e la direzione sanitaria della stessa Asl, «alla salvaguardia e valorizzazione di importanti testimonianze storico-archeologiche» contenute nell'antico stabile.
«Immediatamente al di sotto dei livelli pavimentali – scrive la dottoressa D’Andria -, sono stati rinvenuti (in passato, ndr), reperti di età medievale e post-medievale e successivamente – prosegue -, sono venute alla luce significative tracce di una frequentazione risalente alla Età del Ferro tra cui una deposizione infantile e della ceramica geometrico-Japigia, di pieno VIII secolo avanti cristo». E poi «sul banco di roccia, basi di fondazione, fronti di cava (in parte pertinenti alla costruzione dell’attiguo convento) di età ellenistica e ben sette cisterne ipogee a campana di epoca messapica e medievale».
Oltre alle testimonianze archeologiche, l’ex asilo conserverebbe la memoria di antiche e scomparse attività artigiane del posto. «Il recupero di numerosi frammenti di una peculiare ceramica graffita policroma, designata dagli esperti del “Tipo Manduria” – fa sapere sempre la presidentessa di Archeoclub -, rivela la presenza di un vero e proprio distretto cittadino infra moenia destinato alla produzione ceramica, attivo dal XIV fino alla metà del XVIII secolo … che confermano la presenza a Manduria di una dinamica attività di botteghe di “figuli” munite di fornaci (“cameni”)».
Un vero tesoro che per gli esperti di Archeoclub potrebbe essere sfruttato per la creazione di possibili itinerari tanto ricercati dal turismo culturale. «L’edificio “F. Bianchetti” – propone l’associazione presieduta dalla dottoressa D’Andria -, andrebbe inserito entro un articolato percorso tematico, ove coesistano tracce che vanno dall’età del Ferro fino a tutto il medioevo ed oltre». La lettera si conclude con la speranza di una coesistenza delle due destinazioni, sanitaria e turistico culturale. «Compatibilmente con eventuali destinazioni di lodevole utilità sociale – si legge -, l’Archeoclub assicura di esercitare un costruttivo controllo sulle sorti del plesso “F. Bianchetti per perseguire il non meno rilevante fine di preservarne le testimonianze storico-archeologiche-architettoniche che costituiscono motivo di rilancio e arricchimento dell’offerta turistica cittadina».
N.Din.
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1 commento
Elena Stano
dom 3 aprile 2022 07:03 rispondi a Elena StanoNon è nuovo questo ritrovamento. I lavori di ristrutturazione dello stabile furono fermati molti anni fa proprio per quei ritrovamenti. Lo stesso poi è stato lasciato per tanti anni chiuso nell'attesa di decisioni mai prese. Persino le attrezzatura della ditta che si occupava dei lavori all'epoca rimasero sul luogo senza mai poterle recuperare . Perciò questa notizia non è sconosciuta agli addetti ai lavori.