
Dieci ettari di alberi secolari di ulivo e forse altrettanti di macchia mediterranea e vegetazione spontanea, a qualche chilometro dallo Jonio in agro di Manduria. Una distesa verde che in un pomeriggio e una notte ha cambiato colore lasciando posto al grigio cenere e al bruno scuro dei cespugli con la chioma bruciata. È quello che resta di un incendio divampato mercoledì pomeriggio in una zona rurale tra San Pietro e Bevagna e Specchiarica, marine di Manduria, in località «Scaledda». Il fuoco, durato più di dodici ore, ha distrutto quasi del tutto l’uliveto del sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti, e ha lambito la sua masseria «Trecento tomoli» miracolosamente risparmiata dalle fiamme.
Un danno non ancora quantificato che secondo lo stesso Margheriti non sarebbe stato casuale. «I carabinieri della Forestale con cui ho parlato ed anche i vigili del fuoco, mi hanno detto che l’incendio sarebbe di origine dolosa», fa sapere il primo cittadino che ieri mattina si è recato sul posto. Secondo Margheriti, i presunti piromani, hanno scelto la forza e la direzione del vento per mettere in atto l’azione criminale. «Hanno calcolato tutto – dice – perché hanno dato fuoco in un punto sapendo che la direzione del vento di tramontana avrebbe fatto attraversare dal fuoco l’intero uliveto che si estende per una fascia stretta e lunga». Un piano studiato, insomma, su cui, fa sapere sempre il sindaco, si stanno già occupando i carabinieri della Forestale intervenuti sul posto con gli uomini dell’Arif della vicina sede operativa della «Masseria Marina», i vigili del fuoco del distaccamento di Manduria e i volontari della Protezione civile. La proprietà del sindaco, in parte coltivata ad uliveto, conta circa duecento grossi alberi monumentali d’ulivo che non sono coperti di assicurazione. «Alcuni alberi sono andati completamente distrutti, altri solo danneggiati dal fuoco, ancora non sappiamo cosa e quanto sarà recuperabile», fa sapere Margheriti che nega di aver ricevuto messaggi intimidatori o minacce di qualsiasi tipo. «Non ho idea di chi possa essere stato, in questi giorni andrò dai carabinieri per formalizzare la denuncia contro ignoti e vedremo cosa succederà», dichiara ancora il sindaco.
L’incendio divampato nel pomeriggio, sembrava interessare terreni incolti e sterpaglie. In effetti la zona di partenza è stata quella che dal «Monte dei Diavoli» porta verso il mare Jonio. Una distesa di terreni rocciosi coperti da vegetazione spontanea della macchia mediterranea, ultima prominenza delle murge tarantine che scende morbidamente sino a Specchiarica nel punto dove è in costruzione il nuovo depuratore di Manduria e Sava. Proprio in mezzo c’è la proprietà e la masseria della famiglia Margheriti.
Le colonne di fumo, visibili a distanza, hanno fatto partire l’allarme concluso solo ieri mattina all’alba. Oltre alle squadre a terra, il nucleo dell’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, ha chiesto il supporto di due Canadair che hanno fatto la spola dal fronte dell’incendio sino al mare, dove caricavano i serbatoi. Dopo una trentina di lanci, il rogo era già domato e restavano i piccoli focolai che si sono alimentati per tutta la notte controllati dai vigili del fuoco.
Nazareno Dinoi
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5 commenti
Salvatore greco
ven 10 luglio 2020 11:28 rispondi a Salvatore grecoIl terreno era tenuto pulito dalle erbacce come prevede la legge?
Marco
ven 10 luglio 2020 06:22 rispondi a MarcoAnche i ricchi piangono, mi consenta
Senza cuore
ven 10 luglio 2020 10:19 rispondi a Senza cuoreMa sei normale o sei sub?
Marco
sab 11 luglio 2020 06:33 rispondi a MarcoE fattela na risata
Mimmo carrozzo
ven 10 luglio 2020 08:11 rispondi a Mimmo carrozzoMolto sarcastico mi consenta