
Dopo i primi sette casi riportati da Quotidiano di Puglia sui presunti furti di anelli e collane e maltrattamenti sui malati morenti di Covid ricoverati al Moscati di Taranto, il numero di famiglie che lamentano analoghi episodi sui propri cari è salito a 17.
Riuniti nel gruppo «Per i nostri parenti», tutti sono intenzionati a chiedere giustizia ma nessuno al momento ha formalizzato una denuncia dovendo prima attendere la documentazione clinica di cui hanno fatto richiesta. I fatti riguarderebbero la mancata consegna degli oggetti, anche di valore, appartenuti ai ricoverati dei reparti Covid che non ce l'hanno fatta. Altri lamentano comportamenti inopportuni del personale ai limiti della crudeltà ed altri ancora sollevano dubbi sulle terapie ed altri trattamenti sanitari praticati.
In attesa che sia la magistratura ad occuparsene, la direzione generale della Asl di Taranto ha fatto sapere di essere impegnata nell'accertamento della verità dei fatti con l'istituzione di una commissione interna anche per garantire piena collaborazione con la polizia giudiziaria che si occuperà delle indagini.
«L'accertamento della verità in questi casi spiega una nota del dg Stefano Rossi -, è fondamentale per non rischiare di far passare per disonesti coloro che stanno rischiando la loro vita per salvare quella degli altri». A difesa degli operatori sanitari si solleva anche l'ordine dei medici della provincia ionica.
«Mi chiedo se sia giusto scrive in proposito il presidente dell'Ordine, Cosimo Nume -, il completo ribaltamento della narrazione nella pubblica opinione che dipingeva medici e infermieri come supereroi, con ricorrenti attacchi a quanti si adoperano quotidianamente senza risparmiarsi in questa terribile battaglia contro il virus per contendergli vite e dunque storie e affetti».
Stigmatizzando l'enfasi di alcuni articoli di stampa nel raccontare gli episodi, il presidente Nume annuncia l'avvio di una propria istruttoria per l'accertamento dei fatti e gli eventuali adempimenti di conseguenza.
«Sia chiaro puntualizza Nume - che non pretendo una preventiva assoluzione di quanti dovessero porre in essere comportamenti o atti contrari alla scienza e all'umanità che devono connotare il nostro agire», ma «chiedo che si evitino preventive condanne per episodi sui quali è giusto e doveroso che faccia luce l'autorità giudiziaria opportunamente interessata e nella quale riponiamo massima ed incondizionata fiducia».
Tutte queste storie stanno creando sconforto tra gli stessi operatori sanitari impegnati nella lotta alla pandemia. Uno di loro che chiede di restare anonimo e che ha lavorato in uno dei reparti del Moscati sotto accusa, si dice «deluso e sconcertato». «Ogni volta toglievamo tutto ciò che i pazienti avevano addosso e lo riponevamo nella piccola cassaforte, ricordo anche che molti oggetti sono stati ritirati dai parenti ed altri, al momento in cui ci hanno trasferito, erano ancora lì. Tutto quello che sto leggendo in questi giorni mi addolora e mi ferisce prosegue il sanitario -. Con tutto il da fare che c'era, mettere da parte qualcosa era davvero l'ultimo nostro pensiero; incredibile poi conclude come sia sufficiente un'accusa ancora tutta da dimostrare per farci passare da angeli a crudeli aguzzini e ladri privi di scrupoli».
Da Quotidiano di Puglia
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2 commenti
Tamara Andrisano
lun 7 dicembre 2020 10:53 rispondi a Tamara AndrisanoForse non è chiaro che non è tanto gli oggetti di un paziente...ma se fosse vero e non credo che tante persone possono impazzire...le richieste di aiuto di persone o maltrattamenti li bisogna dare conto con la giustizia terrena e quella di Dio??
C.F.
dom 6 dicembre 2020 11:57 rispondi a C.F.Per evitare speculazioni da parte di avvocati senza scrupoli (il vero cancro della società, e non solo italiana), sarebbe bene creare un protocollo apposito all'accettazione. Il malato o il tutore, o un parente (se il malato non è vigile), firma una liberatoria in cui dichiara di non avere addosso monili od oggetti di valore. Nel caso li toglie e vengono riconsegnati all'accompagnatore, sanificati e chius in custodie sigillate trasparenti (e questo costo deve essere caricato su chi si presenta al pronto soccorso con il collier di dimanti, sic! Dato che diversamente da un soccorso da incidente stradale c'è tutto il tempo di lasciare a casa queste cose). Doppia firma in ricevuta, dal paziente e dall'accompagnatore. Ed il sanitario prosegue tranquillo nel suo lavoro, anzi, nella sua missione.