
Era uno stupido scherzo l’omicidio-suicidio annunciato telefonicamente la notte del 7 maggio scorso al pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. I carabinieri di Francavilla Fontana che per 48 ore hanno coordinato le ricerche nelle campagne tra Avetrana ed Erchie, hanno individuato i due responsabili che hanno ammesso la goliardata che ha messo in movimento ambulanze del 118, vigili del fuoco e carabinieri di tre province alla ricerca dei corpi della fantomatica coppia. La telefonata è partita da Sondrio, in Valtellina, autori una ragazzina del posto di 15 anni e un suo amico di 27, quest’ultimo originario di Bari.
Le indagini dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana alla guida del capitano Gianluca Cipolletta, con la collaborazione di quelli di Sondrio, hanno accertato che il telefono dal quale erano partite tutte le chiamate era utilizzato da una ragazzina di 15 anni e dal un suo amico di 27. Entrambi, convocati in caserma, hanno ammesso subito di essere gli autori degli scherzi telefonici. Sono stati così denunciati alla Procura di Brindisi e a quella per i minori di Lecce per interruzione di pubblico servizio. La stessa coppia aveva fatto telefonate con false richieste di aiuto anche ad altri uffici pubblici di diverse province italiane.
La notte del 7 maggio era passata da poco la mezzanotte quando una telefonata all'accettazione del pronto soccorso del Fazzi una telefonada di donna chiedeva aiuto perchè era stata accoltellata dal marito. Il telefono poi passava all'uomo il quale dichiarava l'intenzione di suicidarsi. LA conversazione veniva aso ltata da due infermiere e dal medico di servizio ed anche da un agente del posto fisso di polizia che mettevano in moto una imponente macchina dei soccorsi.
Pattuglie dei carabinieri, vigili del fuoco e personale sanitario del 118 hanno perlustrato per ore la zona dove la coppia aveva detto di trovarsi: nei pressi della vecchia stazione ferroviaria di Avetrana situata in territorio comunale di Erchie, quindi nel brindisino. Nessuna traccia della coppia ferita e nemmeno della Lancia Ypsilon che secondo il presunto omicida-suicida avrebbe lasciato con le quattro frecce accese ferma davanti al casello abbandonato della vecchia stazione Sud Est di Avetrana. Sbagliato è risultato essere anche il nome con cui l'uomo si era presentato ai suoi interlocutori del pronto soccorso del Vito Fazzi con i quali si sarebbe intrattenuto a parlare per circa quaranta minuti. La falsa identità l'hanno scoperta quella stessa notte i carabinieri che interrogando i propri archivi e quelli dello stato civile hanno individuato un uomo con le stesse generalità residente nel comune di San Giorgio Jonico. Un cattivo risveglio per il sangiorgese, del tutto estraneo ai fatti, e una corsa inutile dei carabinieri che appena ottenuta l'informazione anagrafica si sono fiondati nella cittadina alle porte di Taranto sperando di aver risolto il giallo.
Per due giorni l'attività investigativa è stata tutta assorbita per la ricerca della coppia in fin di vita, mentre nelle quattro ore di quelle prima notte, in piena emergenza pandemica, ha sottratto due equipaggi del 118 impegnati anche loro nella ricerca del a. Tutto questo mentre in Lombardia una ragazzina con il suo amico si divertivano a fare scherzi telefonici a mezza Italia.
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