È uno dei simboli della città Messapica. Dopo il Fonte di Plinio e le mura Messapiche dell’omonimo parco archeologico, il Calvario, per la sua unicità architettonica e dei materiali con cui è stato realizzato, è sicuramente il monumento storico più caratterizzante di Manduria. Attualmente, purtroppo, è un angolo abbandonato all’incuria dove le erbacce ricoprono gran parte delle sue bellezze. A dolersene sono soprattutto gli addetti ai lavori che inutilmente sollecitano le autorità preposte a rendere onore al luogo tra i più visitati della città anche per la sua posizione centrale e accessibilità.
Sino a poco tempo fa a renderlo visitabile erano i volontari dell’associazione Archeoclub che periodicamente provvedevano ad eliminare le infestanti e pulire il sito. A quanto pare, però, il comune di Manduria o la soprintendenza ai beni archeologici e belle arti e paesaggio, avrebbe vietato tali aiuti sostenendo la pericolosità degli interventi che potrebbero danneggiare e staccare i cocci di ceramica e maioliche con cui è rivestito il monumento. Consapevoli di cosa sarebbe accaduto, gli attivisti di Archeoclub per tramite della loro presidentessa Anna Maria D’Andria, si sono nuovamente offerti di ripulire il sito con prodotti diserbanti che non arrecherebbero danni al manufatto. «Dal Comune non ci danno risposta così come non hanno risposto alle proteste di chi lamenta la chiusura e l’abbandono della biblioteca Marco Gatti», sospira con sconforto la dottoressa D’Andria.
Il monumento del Calvario fu realizzato nella seconda metà del XIX secolo da Giuseppe Renato Greco, un artigiano che proveniva da Francavilla Fontana, che completò l’opera iniziata ai primi anni dell’Ottocento da alcuni sacerdoti liquorini. Gli uomini religiosi della Congregazione del Santissimo Redentore fondato da Sant’Alfonso de’ Liguori, decisero, nel 1839, di esortare la cittadinanza alle prediche. Proprio per questo motivo, stabilirono di piantare nel terreno del centro della città cinque croci come luogo simbolico nel quale potersi incontrare per pregare dinnanzi ad un Calvario vero e proprio. Fu il francavillese Greco poi ad allargare il monumento ricoprendolo di ogni genere di frantumagli in ceramica e terracotta.
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
3 commenti
Domenico
lun 15 giugno 2020 08:23 rispondi a DomenicoIl Calvario avrebbe bisogno di un servizio di pulizia ordinario costante. Basterebbero 3/4 interventi al mese per prevenire l'infestazione di erbacce e l'accumulo di rifiuti trasportati dal vento o dall' uomo. Il restauro conservativo specialistico, si potrebbe limitare a uno o due interventi all' anno. L'inserimento della struttura in tour turistici già esistenti, darebbe la possibilità di coprire i costi di manutenzione. Poche persone coinvolte stabilmente, formate costantemente, possono produrre più di un esercito di volontari che dispensano generosamente la loro opera gratuitamente. Se si privatizzassero le proloco e simili ( 0 contributi pubblici) e si eliminasse la piaga del client-assistenzialismo mascherato, il turismo diventerebbe una risorsa a vantaggio di tutti.
Senza cuore
dom 14 giugno 2020 03:30 rispondi a Senza cuoreChe la storiadi Manduria passi per Il Calvariio mi sembra un tantino esagerato. Paragonarlo poi al fonte di Plinio e tra le cose più importanti della città vuol dire non conoscere nulla.
Antonio
dom 14 giugno 2020 09:00 rispondi a AntonioChi deve mettere mano alla manutenzione del Calvario sarà una manodopera specializzata.Non può il volontariato dare il suo contributo se nn ha la competenza per cui potrebbe creare anche dei danni al monumento.Allora si faccia pressione al nostro triumvirato affinché il danno nn vada oltre certi limiti.