
«Faccio un appello accorato vi prego riaprire i cimiteri anche a giorni alterni, anche in orari prestabiliti vi prego io come altri genitori o figli, mogli o mariti che hanno bisogno di andarci perché secondo me si arriverà all’abbandono più totale. Io sto male nel non poter più andarci perché mi sento una mamma che non solo ha perso l’unico figlio che aveva, ma mi sento di non poterlo accudire come facevo. È un cuore triste di una mamma che ve lo chiede. La mamma di Antonio Ferrara».
Approfittiamo dell’accorato appello della manduriana Lucia Pirelli, mamma di Antonio Ferrara, lo sfortunato giovane calciatore vittima di un incidente stradale, per invitare i dirigenti comunali, ingegnere Claudio Ferretti e avvocato Enzo Dinoi, a prendere in considerazione la riapertura "controllata" (ingressi regolati) del cimitero di Manduria. Lo ha fatto il vicino comune di Sava che alla luce del nuovo decreto del presidente del consiglio del 10 aprile, non ha rinnovato l’ordinanza di chiusura emessa precedentemente lasciando aperti i cancelli del camposanto comunale. Una decisione presa dal sindaco Dario Iaia per venire incontro, appunto, alle esigenze dei suoi concittadini che, come la mamma manduriana, non sopportano più la distanza che li separa dai propri cari scomparsi, abituati com’erano al rituale di prendersi cura della loro tomba una o anche più volte al giorno, tutti i giorni.
Una libertà che per molti dovrebbe essere concessa con la necessaria tolleranza, però, delle forze dell’ordine, vigili urbani soprattutto, (a Sava succede questo) che dovrebbero chiudere un occhio dal momento che tra le necessità previste dal decreto sul distanziamento sociale non è prevista quella implorata dalla mamma di Antonio Ferrara e di tante come lei colpite da questo drammatico distacco.
Il commento lasciato invece da Leonardo Fanuli, un altro manduriano colpito dallo stesso dolore della mamma di Antonio Ferrara, ricorda un altro appello lanciato dal nostro giornale e ignorato dagli stessi dirigenti comunali a cui è rivolto questo nuovo appello: la mancata pulizia delle tombe e del seccume dei portafiori. «Quando decideranno di aprire i cimiteri – scrive Fanuli - bisogna andare con la maschera antigas per la puzza dell'acqua dei portatori con tanti fiori secchi che nel frattempo è diventata puzzolente».
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1 commento
Andrisano michele
ven 17 aprile 2020 09:21 rispondi a Andrisano micheleSe serve un guardiano io lo posso fare giacche e un lavoro che un invalido civile può fare .E in un secondo tempo porterei anche a casa uno stipendio giacché che non lavoro dal2009