Scorre sangue savese nelle vene dello scienziato che fa parte del team che negli Stati Uniti ha messo a punto il vaccino-cerotto contro il nuovo coronavirus. Si chiama Andrea Gambotto, nato e cresciuto a Bari dove si è laureato in medicina da padre torinese, anche lui medico e la madre di Sava. I suoi genitori si sono conosciuti al Policlinico barese dove entrambi lavoravano e dove, cinquantatré anni, è nato Andrea.
La storia di Andrea Cambotto da scienzecue.it
Dopo essersi laureato in Medicina all’Università degli Studi “Aldo Moro” nel 1994, si è trasferito negli States, dove vive da oltre venticinque anni, occupandosi di ricerca presso la School of Medicine dell’Università di Pittsburgh. Il suo nome – sconosciuto fino a poco tempo fa – è salito agli onori della cronaca negli ultimi giorni per una vicenda che lo vede coinvolto in prima persona e che riguarda la pandemia da coronavirus in corso.
Andrea Gambotto, infatti, fa parte del team di ricerca che ha messo a punto il “vaccino-cerotto” contro il nuovo coronavirus, denominato PittCoVacc: non la classica iniezione, dunque, ma un piccolo cerotto largo 1,5 centimetri sul quale sono presenti 400 minuscoli aghi e che va applicato sul braccio o sulla schiena. Questi, realizzati in carbossimetilcellulosa, si dissolvono una volta penetrati nella pelle, rilasciando la proteina. L’accesso attraverso la pelle non è casuale. È infatti così che è possibile scatenare una reazione immunitaria più forte, essendo la pelle la prima barriera che ci protegge da virus e batteri: un gran vantaggio perché i vaccini così fatti non richiedono refrigerazione, ma possono essere mantenuti a temperatura ambiente fino al loro utilizzo, facilitandone il trasporto e la distribuzione.
La sperimentazione sui topi fatta dagli scienziati ha prodotto esiti positivi che fanno ben sperare. Ora il team è pronto per la fase successiva: l’isolamento degli anticorpi prodotti dai topi vaccinati e la valutazione della loro azione sulle cellule umane “infettate” dal Sars-CoV-2. Riguardo le tempistiche per i primi test sull’uomo, il ricercatore barese ha fatto sapere che “il vaccino potrebbe entrare già entro un mese nei test clinici di fase I su individui“.
“Abbiamo avuto esperienze precedenti su SARS-CoV nel 2003 e MERS-CoV nel 2014. Questi due virus, che sono strettamente correlati a SARS-CoV-2, ci hanno insegnato che una particolare proteina, chiamata proteina spike, è importante per indurre l’immunità contro il virus. Sapevamo esattamente dove combattere questo nuovo virus“ – ha affermato l’italiano Andrea Gambotto, coautore senior e professore associato di Chirurgia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pittsburgh.
Non è la prima volta che la brillante mente pugliese si rende protagonista di scoperte così rilevanti in campo medico. Nel 2003 infatti, all’interno del dipartimento di genetica molecolare e biochimica dell’Università di Pittsburgh presso cui svolge attività di ricerca, Gambotto ed i suoi colleghi realizzarono il primo vaccino contro un altro coronavirus, quello responsabile della SARS (Severe acute respiratory syndrome), facente parte della stessa famiglia del Sars-CoV-2.
In quel caso però non furono necessarie ulteriori sperimentazioni: l’epidemia di SARS, partita nel 2002 dalla Cina, si arrestò da sola nel 2004. In più, nel 2014 ha avuto modo di studiare anche un vaccino contro il Mers-CoV, agente virale che causò la MERS (Middle East Respiratory Syndrome).(sciencecue.it)
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3 commenti
Antonio
lun 6 aprile 2020 07:47 rispondi a AntonioForza Andrea ce la faremo noi tutti ti siamo virtualmente vicini con un grande in bocca al lupo.
sergio zanzarella
dom 5 aprile 2020 05:52 rispondi a sergio zanzarellada savese mi sento molto onorato. un grande e forte abbraccio. forza che c'è la faremo.
Cataldo Decataldo
sab 4 aprile 2020 04:36 rispondi a Cataldo DecataldoMi congratulo con il prof gambotto