Martedì, 15 Luglio 2025

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Ora che si sentono più libere, due di loro (la terza ha preferito non farlo), hanno scritto una lettera di incitamento alle altre vittime di violenze esortandole a ribellarsi e a denunciare

Per l'8 marzo, storia di donne coraggiose che denunciano gli abusi

Donne Donne | © Foto di Grégory ROOSE da Pixabay

«Non abbiate paura ragazze, fate come noi, denunciate chi vi maltratta; noi ora ci sentiamo rinate, ci svegliamo e non abbiamo più paura e abbiamo ripreso a passeggiare sorridendo». È un passaggio di una lettera aperta scritta da Giulia e Antonella (nomi di fantasia), le due donne manduriane che con un’altra vittima dello stesso «orco» hanno avuto la forza di denunciarlo e farlo andare in galera. La storia è quella finita sui giornali martedì scorso. Un quarantunenne di Manduria, separato e con molte esperienze extra e post coniugali, è finito in galere con l’accusa di maltrattamenti e lesioni personali su più donne. Tre, quelle documentate. E sono state proprio loro a coalizzarsi e a trovare la forza di raccontare tutto alla polizia.

Ora che si sentono più libere, due di loro (la terza ha preferito non farlo), hanno scritto una lettera di ringraziamenti agli investigatori della polizia e di incitamento alle altre vittime di violenze esortandole a ribellarsi e a denunciare.

«Non trovo le parole giuste per ringraziare gli agenti di polizia di Manduria e il centro anti violenza per l’assistenza che hanno saputo darci», scrive Giulia che ieri è andata personalmente a consegnare la lettera negli uffici del commissariato di Manduria. «Sono andata per ringraziarli, ma avrei voluto fare di più perché sono stati davvero fantastici», racconta la giovane che si rivolge alle tante vittime che come lei, per tanto tempo in silenzio, non riescono a trovare una via d’uscita. «Non abbiate paura ragazze – scrive -, denunciate con tutto il terrore che avete nel cuore ma fatelo, rinascete, liberatevi, fate come me, io non uscivo più sola, mi portavo il cane se non c’era nessuno disponibile ad accompagnarmi, mentre camminavo ero sempre al telefono con qualcuno, ero morta dentro. Invece ora sono rinata anche soprattutto alla polizia che mi ha saputo dare coraggio e alle operatrici del centro antiviolenza di Manduria che mi hanno dato il giusto supporto».

Anche Antonella inizia la sua lettera pensando agli uomini in divisa.

«Non ci sono parole per ringraziare le persone che riescono a starti vicina senza giudicare, semplicemente ascoltandoti, andando oltre le apparenze e sforzandosi di capire cosa trapela dalle tue parole». E continua. «Queste persone – scrive la ragazza -, non sono amici, non è la mia famiglia che ovviamente mi è stata vicina, sono persone che fino a ieri erano per me estranee, sono i poliziotti di Manduria».

Antonella è rinata e lo scrive. «Ho vissuto nella paura, nello schifo, non mi rendevo conto di quello che mi stava accadendo. Ora per fortuna grazie a quelle persone che mi hanno permesso di tornare a vivere, inizio a trovare qualche ora di spensieratezza concedendomi di nuovo il sorriso, permettendomi di uscire di nuovo con le amiche, di andare in giro senza “scorta” di qualche parente, insomma di ritrovare la mia libertà».

Le due donne non si conoscevano e la loro amicizia è cominciata quando Giulia, ultima compagna del quarantunenne, ha denunciato per prima le violenze subite dall’uomo che in un ristorante di Manduria l’aveva aggredita e colpita con la pizza ancora calda sul volto. L’episodio finì su giornali così Antonella ha contattato Giulia che nel frattempo aveva iniziato il percorso di rinascita aiutata dai poliziotti e dal personale del centro antiviolenza. Sono stati poi bravi gli investigatori a convincere le due donne a mettere nero su bianco tutta una serie di episodi di inaudita violenza (acqua bollente gettata addosso, scatti di ira senza motivo, privazioni di ogni tipo e così via). La polizia ha poi contattato la terza donna convincendola a sua volta a denunciare tutto.

Nazareno Dinoi

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2 commenti

  • La Francy
    dom 8 marzo 2020 09:36 rispondi a La Francy

    Se al pari delle donne anche gli uomini denunciassero gli abusi e le violenze subite dalle donne ogni giorno , il termine " Gentil Sesso" cambierebbe connotazione ! Per quanto mi renderà impopolare tra il genere rosa !!! Questa è la realtà , padri separati che vivono sotto i ponti , suicidi di uomini violentati psicologicamente da donne senza scrupoli , uomini che spesso subiscono accuse false e vengono condannati ingiustamente a scontare anni di carcere , etc etc etc ??????ma questo non fa' notizia e non interessa a nessuno ! Tanto meno al così detto " Gentil Sesso " . A volte mi vergogno di appartenere a tale categoria !!! Fermo restando che la violenza va sempre condannata in genere !!

    • Federica
      lun 9 marzo 2020 09:15 rispondi a Federica

      Ogni atto di violenza va condannato, non c'è nessun colore. Se le accuse sono false cadranno, e la verità verrà fuori.

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