Sabato, 4 Maggio 2024

Attualità

La sentenza in questione è quella che permise al comune di Manduria, retto allora dal sindaco di centrosinistra, Francesco Massaro, di vincere una battaglia importantissima contro l’acquedotto pugliese che voleva realizzare lo

Vertenza depuratore, Avetrana rispolvera vecchio parere del Tar

Tar Tar | © Google

Incassato il successo della manifestazione di domenica pomeriggio che ha portato a Specchiarica circa tremila persone contrarie al depuratore sulla costa e ad ogni ipotesi di scarico a mare, l’amministrazione comunale di Avetrana, retta provvisoriamente dal vicesindaco Alessandro Scarciglia, sta pensando di passare ora alle carte bollate. L’intenzione è quella di rispolverare una sentenza del Tar di Lecce che a marzo del 2010 si esprimeva proprio sull’argomento accogliendo con un’attualità impressionante tutte le eccezioni che oggi fanno gli ambientalisti contrari al progetto dell’Acquedotto pugliese.

La sentenza in questione è quella che permise al comune di Manduria, retto allora dal sindaco di centrosinistra, Francesco Massaro, di vincere una battaglia importantissima contro l’acquedotto pugliese che voleva realizzare lo stesso depuratore con scarico in battigia modificato poi con quello attraverso la condotta sottomarina. L’allora presidente del Tar di Lecce, Aldo Ravalli, accolse le motivazioni del comune messapico, rappresentato in giudizio dall’avvocato Giovanni Pellegrino, aggiungendo delle considerazioni che farebbero impallidire il più convinto ambientalista nostrano.

Con quella decisione, il tribunale anò il parere favorevole di compatibilità ambientale espresso dal Servizio ecologia della Regione Puglia per il progetto relativo all’impianto con scarico nel mare di Specchiarica del depuratore rimettendo in gioco tutti i progetti dell’Aqp. Il presidente Ravalli si addentrò in questioni di natura economica e ambientale trovando contraddittorio, ad esempio, il comportamento della Regione Puglia che prima (marzo del 2009) riscontrava «notevoli carenze progettuali con particolare riferimento allo scarico dei reflui ed al loro impatto sull’ambiente marino», accettando poi la soluzione prospettata dall’Aqp «nonostante – si legge - manchi la richiesta analisi costi-benefici nonché l’indicazione di eventuali alternative localizzatrici». Nelle conclusioni il giudice amministrativista sfoderava una lezione di diritto-ambientale. «Sono stati considerati unicamente dati finanziari, ossia l’esborso in termini contabili che le varie scelte ipotizzate avrebbero comportato – faceva notare il presidente Ravalli -, non anche le conseguenze che, in chiave sociale e soprattutto ambientale (e tradotte nei termini anzidetti), avrebbero potuto in concreto derivare dalle varie soluzioni prospettate». Concetti questi che il vicesindaco Scarciglia userà per convincere la giunta ad intraprendere una nuova battaglia giudiziaria.

Nazareno Dinoi

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