Giovedì, 15 Maggio 2025

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La troupe di Rai 3, con la conduttrice del programma, è già stata nel carcere di Taranto dove in una notte ha registrato tutto.

Sabrina Misseri racconta dal carcere la sua "Storia maledetta"

LA trasmissione storie maledette LA trasmissione storie maledette | © La Voce

Non si sono ancora sopite le polemiche di chi non ha gradito la docufiction sul delitto di Sarah Scazzi, trasmessa mercoledì scorso dalle reti Mediaset nella prima puntata di “Terzo indizio”, ed ecco che il giallo di Avetrana torna prepotentemente in televisione con quello che si preannuncia come un nuovo terremoto mediatico: l’intervista in carcere a Sabrina Misseri e a sua madre Cosima Serrano. Le due donne, condannate all’ergastolo in via definitiva per l’uccisione della quindicenne loro parente, saranno le protagoniste della prima puntata della nuova seria del programma di Franca Leosini, “Storie maledette”. La troupe di Rai 3, con la conduttrice del programma, è già stata nel carcere di Taranto dove in una notte ha registrato tutto. Le due donne per diverse ore hanno raccontato per la prima volta, fuori dalle aule di giustizia, la loro verità. Dopo la condanna del carcere a vita confermata dalla Cassazione il 20 aprile dello scorso anno, le due ritenute assassine non hanno più parlato in pubblico.

La Rai che ha deciso di anticipare il programma in prima serata, non ha ancora annunciato la data della “prima” che da indiscrezioni dovrebbe essere trasmessa tra l’11 e il 18 marzo prossimo. Rispettando il format della trasmissione, la puntata alternerà il dialogo in carcere tra la giornalista e le condannate, con scene interpretate da attori professionisti che ricostruiranno la storia nei suoi momenti più significativi. La conduttrice Leosini ha incontrato le due donne nello stile della doppia intervista. Con l’assistenza dei loro avvocati, Nicola Marseglia a Taranto e Franco Coppi a Roma per Sabrina e i leccesi Luigi Rella e Franco De Jaco per Cosima Serrano, le due condannate sperano in una revisione del processo su cui starebbero lavorando i legali.

Le protagoniste del fatto di cronaca che ha diviso l’Italia tra innocentisti e colpevolisti, ripercorreranno minuto per minuto ciò che avvenne quel 26 agosto del 2010 quando la piccola Sarah fu strangolata e gettate in un pozzo in contrada Mosca. Il processo a loro carico è stato lungo e articolato e ha coinvolto 120 testi, 52 udienze, quasi 400 ore tra dibattimento, arringhe e requisitorie e 5 giorni di camera di consiglio.

Scontato l’effetto che la diffusione del programma avrà sul territorio interessato al dramma. La messa in onda della fiction di Retequattro, ha fatto storcere il naso al vicesindaco di Avetrana, Alessandro Scarciglia, protagonista di un durissimo attacco su Facebook. «E' evidente – ha scritto - che la produzione avrà speso al massimo 50 euro per montare quattro scene del cavolo. Attori poco realistici, luoghi molto lontani dal reale. Conduzione pessima, una brutta copia delle conduzioni dei programmi più importanti. Un'offesa non proprio alla città di Avetrana – concludeva il numero due della giunta di Avetrana -, ma alla magistratura che si è vista ridurre mesi e mesi di indagini in una trasmissione del cavolo». All’indomani di queste pesanti accuse il vicesindaco aveva chiesto scusa agli attori e a chi aveva lavorato per confezionare il mini film.

Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto

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