
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, arrivando nella città polacca di Auschwitz, aprirono i cancelli del campo di sterminio svelando al mondo gli orrori che vi erano stati consumati. Nel 2000 il Parlamento italiano istituì il 27 gennaio il Giorno della Memoria. In ricordo di quel giorno e per onorare lo straordinario personaggio vissuto a Manduria, propongo una mia intervista a Elisa Springer fatta nel 2002 e pubblicata, allora, da un’agenzia stampa nazionale (Clorofilla).
Nel rileggerla oggi mi colpisce la stupefacente attualità delle sue parole.
L’ex deportata, autrice del best seller “Il silenzio dei vivi”, vede nella politica israeliana altri pericoli. “Quello che sta avvenendo in Palestina - dice- non fa altro che fomentare nel mondo l’odio antisemita perché la gente non sa che non tutti gli ebrei sono israeliani e non tutti gli israeliani sono come gli ebrei. Io - dice - non mi sento di essere ebrea come lo è Sharon e i suoi seguaci. Così come sono convinta che molti israeliani non la pensano come Sharon. L’odio - continua l’ex deportata - si trova ovunque, anche tra i palestinesi ecco perché deve essere il mondo intero a mettere pace tra i due popoli”.
Signora Springer, è vero, ci stanno tentando in molti, da troppi anni, senza, però, riuscirci. Cosa si può fare?
“Io non leggo molto i giornali però non ci vuole molto per capire da dove si deve partire. Se il problema è nato dall’occupazione israeliana dei territori palestinesi, allora è giusto iniziare da lì: liberare i territori occupati e sedersi attorno ad un tavolo per discutere. Con le armi, invece, non si fa altro che fomentare odio e morte”.
Gerusalemme è sotto assedio, i villaggi palestinesi sono occupati, i morti non si contano. A lei che ha vissuto la guerra, cosa le ricorda?
“Mi fa pensare che l’odio non è mai terminato. Prima i nazisti avevano studiato un piano per eliminare intere razze. Non solo ebrei, ma anche zingari, omosessuali, prostitute. Quella era pura follia nazista organizzata e studiata scientificamente. Oggi si fa altrettanto, ma senza un disegno chiaro se non quello dell’odio dell’uomo contro un altro uomo. Oggi in Palestina, ieri in Afghanistan, prima ancora in Bosnia e poi gli attentati contro l’America, i kamikaze e così via. Tutto questo è solo odio, non religione”.
Però dietro tutta questa violenza c’è sempre una simbologia religiosa. La stella di Davide, Allah, ad esempio.
“Esiste un unico Dio che non può volere tutto questo. Non può essere Dio a volere quello che sta facendo ora Sharon o quello che hanno fatto i terroristi arabi. Lui vuole fare ai Palestinesi quello che il nazismo ha fatto a noi ebrei: li vuole eliminare fisicamente. Un vero Credente deve saper tendere la mano ai più deboli ma mi accorgo che non è così: sono sempre i pochi che con la violenza comandano sui tanti. Se ci fosse ancora Rabin non sarebbe accaduto tutto questo. Lui avrebbe portato la pace e non la guerra. Ora deve pensarci il mondo intero ma non i capi di Stato ma i cittadini. Spetta ai sindaci dei Comuni di tutto il mondo mettere fine alla guerra che rischia di coinvolgere la Terra”. (Manduria, 11 aprile 2002, nella sua casa in Via dei Mille)
Nazareno Dinoi
Nata a Vienna il 12 febbraio 1918 da un famiglia di ebrei di origine ungherese, Elisa Springer, autrice del libro-diario “Il silenzio dei vivi”, è stata compagna di baracca di Anna Frank ad Auschwitz. Dopo la liberazione dal campo di concentramento, lasciò Vienna per vivere in Italia, a Manduria, dove sposò uno del luogo che aveva conosciuto a Milano. Per mezzo secolo aveva mantenuto il segreto della sua prigionia anche al suo unico figlio, Silvio, medico, morto per un’improvvisa malattia. Per cinquant’anni aveva nascosto sotto ad un cerotto il numero di matricola che le fu tatuato sull’avambraccio il giorno del suo ingresso nell’inferno di Auschwitz. Elisa Springer è morta il 20 settembre del 2004 in una casa famiglia di Matera. Manduria le ha dedicato una piazza.
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