
Non ci fu diffamazione nei confronti dell’ex sindaco di Torricella, Michele Schifone e nemmeno per un dirigente dello stesso comune. Ci son voluti cinque anni di udienze e due Tribunali per stabilirlo, quelli di Taranto e Bari dove, al termine di numerose udienze i rispettivi giudici, Laura Orlando e Domenico Mascolo, hanno entrambi assolto il giornalista Nazareno Dinoi «perché il fatto non sussiste» la prima e «per non aver commesso il fatto» il secondo magistrato.
L’articolo in questione che non era piaciuto ai querelanti, riguardava il mancato rispetto delle quote rosa nella composizione della giunta torricellese e la conseguente denuncia dei consiglieri di opposizione che produssero e diffusero un lungo e dettagliato comunicato stampa i cui stralci finirono in un articolo dal titolo: «Torricella, denuncia contro il sindaco per le quote rosa». Il pezzo a firma di Dinoi fu pubblicato sul Quotidiano di Taranto e su La Voce di Manduria ma i due querelanti si sentirono diffamati solo da La Voce e non dal Quotidiano che non è stato mai citato. Un accanimento mai visto nei confronti dell’autore dell’articolo raggiunto da due querele presentate sia alla Procura della Repubblica di Taranto, a nome dell’ex sindaco, sia alla Procura della Repubblica di Bari a nome del dirigente comunale.
Difeso dagli avvocati Lorenzo Bullo e Cosimo Micera (gran lavoro il loro tra Taranto e Bari), il giornalista ha dimostrato che il suo lavoro non era inquadrabile nella diffamazione ma si trattava di puro e sacrosanto diritto di cronaca.
Le espressioni utilizzate dal giornalista, ritenute diffamanti dal sindaco e dal dirigente, erano le seguenti: «spy story», «confessione», «artifizi e raggiri messi in atto dal primo cittadino», «emissario del sindaco», «rinunce estorte».
Nelle sue motivazioni, il giudice del Tribunale di Taranto (quelle del suo collega di Bari non sono state ancora depositate), rileva che «può ritenersi che l’imputato abbia usato termini allusivi o decettivi, al contrario l’avere paragonato, proprio all’inizio dell’articolo, la vicenda ad una “spy story” con la presenza di asseriti “emissari” del sindaco (espressione tra virgolette in quanto ripresa dalla lettera) consente di ritenere che egli abbia in tale modo, diversamente da quanto ritenuto dall’accusa, inteso dare alla vicenda una connotazione meno politica in senso stretto e tecnico, stigmatizzando gli strascichi di fatti ed obiezioni risalenti nel tempo».
Sempre la stessa giudice Laura Orlando osserva che «Nazareno Dinoi non ha impiegato nella redazione del suo articolo termini offensivi o gratuitamente denigratori, al contrario ha descritto con toni in alcuni casi aspri ma mai volgari o tracotanti gli accadimenti che avevano riguardato la giunta comunale di Torricella a far data dal 2016. Deve sottolinearsi che il criterio della continenza nel caso dell’esercizio del legittimo diritto di cronaca — specie se politica — deve essere valutato in maniera più ampia ed elastica rispetto ad altre fattispecie».
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2 commenti
Lorenzo
lun 23 ottobre 2023 11:17 rispondi a LorenzoReato da depennare. Inutile, superato. Da introdurre pene da 20 a 30 anni di carcere per piromani e loro mandanti e pagamento danni di tasca propria ai politici che deliberano scelte ai danni dei cittadini anche dopo 20 anni ( depuratori, discariche e opere pubbliche) 😜 Opinioni
Fernando Maria Maurizio Potenza
lun 23 ottobre 2023 10:13 rispondi a Fernando Maria Maurizio PotenzaGiustizia è fatta. La libertà di stampa e salva.