
Per effetto di un recente decreto legge, tutti i dipendenti degli ospedali o del servizio 118, medici, infermieri, tecnici, ausiliari, addetti alle pulizie, esposti a pazienti positivi al coronavirus, non devono andare in quarantena. La sospensione dal lavoro è prevista solo se si presentano i sintomi o in caso di accertata positività al Covid-19.
Secco il rifiuto dell’Anaao Assomed che definisce la situazione paradossale: «il territorio è stato messo al riparo con chiare istruzioni con istruzioni chiare di distanziamento sociale, gli ospedali no e rischiano di diventare sedi di contagio».
A tal proposito il sindacato dei medici sta presentando opportuni emendamenti in sede parlamentare. Il dissenso è legato al notevole aumento del rischio clinico, per il lavoratore e per i pazienti, data la grave e persistente carenza di dispositivi personali di protezione (maschere, occhiali, tute di bio contenimento), di tamponi e il colpevole ritardo nell’eseguire e processare gli stessi. Da qualche giorno i tamponi eseguiti in provincia di Taranto vengono processati a Foggia e non più a Bari.
Per l’Anaoo Assomed , le Asl devono mettere in sicurezza tutti gli operatori impegnati in prima linea (Emergenza/Urgenza, Terapie intensive, Malattie infettive, Pneumologia, etc) ed adottino le seguenti misure. Per questo è necessario:
- fornire adeguati DPI (in particolare maschere FFP2, guanti, visiere e sovracamici), in quanto all’interno delle Strutture Sanitarie oramai non è più possibile discernere chi è stato esposto da chi no. I medici e gli infermieri potrebbero diventare fonte loro stessi di infezione, per cui negli altri setting deve essere obbligatorio indossare mascherine chirurgiche, guanti e visiere.
- Che il medico preposto a procedure di generazione di aerosol sia tutelato con maschere FFP3, come da linee guida scientifiche internazionali.
- Che venga abolito immediatamente il divieto, che alcune Asl hanno imposto, di indossare le mascherine negli spazi comuni e venga altresì imposto perlomeno negli spazi comuni dei reparti.
- Che il personale esposto si sottoponga obbligatoriamente a tampone, eventualmente dopo 72 ore di isolamento fiduciario, e che il risultato sia prontamente disponibile (5-7 ore). Il ritardo sia nell’esecuzione che nella processazione del tampone ha risvolti colposi, poiché favorisce il contagio.
In caso contrario, alla luce delle ulteriori misure restrittive decise dal Governo, sottolinea il sindacato, i Presidi Ospedalieri diventeranno l’unica area di contagio del paese, anziché di cura.
Attualmente in Italia i sanitari contagiati sono più di duemila.
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