
Ore 7:40 – Esercito Iraq: “Nessun nostro soldato colpito” – Secondo l’esercito dell’Iraq, nessun soldato iracheno è stato colpito dall’attacco dell’Iran di stanotte contro due base americane in Iraq, ad al-Asad ed Erbil.
Ore 5,05 – L’Iran colpisce le forze Usa: “La vendetta è iniziata” – Alle 1,20 ora locale, la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Soleimani, l’Iran ha lanciato un attacco missilistico contro le forze guidate dagli Stati Uniti in Iraq. Teheran ha lanciato diversi missili balistici (15 secondo gli Usa, 22 secondo Teheran) dal territorio iraniano contro almeno due strutture irachene che ospitano il personale della coalizione guidata dagli Stati Uniti. L’agenzia Farsnews precisa che Teheran ha lanciato i missili di propria produzione ‘Ghiam’ e ‘Fateh’.
L’attacco secondo i media iraniani provocato almeno 80 morti, ed è stato rivendicato dalle forze iraniane, le quali hanno affermato che “La feroce vendetta è iniziata”. Le notizie sul numero dei morti non sono ancora certe. La televisione di Stato iraniana cita fonti della Guardia Rivoluzionaria secondo le quali oltre agli 80 morti ci sarebbero 200 feriti. “Grandi perdite sono state inflitte a numerosi droni, elicotteri e equipaggiamento militare nella base” di al-Asad.
Sull’attacco missilistico di stanotte in Iraq, è intervenuto anche il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif: “L’Iran – ha detto – non vuole una escalation ma ci difenderemo contro ogni aggressione. Abbiamo intrapreso e concluso proporzionate misure di autodifesa”, prendendo di mira la base dalla quale è stato lanciato un attacco “codardo contro nostri cittadini e funzionari di livello”.
Il Pentagono per il momento non conferma quanto riportato dall’Iran e parla di morti iracheni, personale civile che operava nella zona. Sempre secondo i funzionari Usa, l’Iran ha lanciato 15 missili, di cui quattro non hanno centrato il bersaglio. “Gli americani ora sanno che le loro basi possono essere prese di mira dall’Iran. Le loro basi saranno prese di mira se gli Stati Uniti risponderanno agli attacchi missilistici dell’Iran in Iraq”, ha dichiarato alla tv di Stato iraniana un portavoce delle Guardie rivoluzionarie iraniane.
Il portavoce del Pentagono Jonathan Hoffman ha dichiarato in una nota che le basi prese di mira sono la base aerea di al-Asad e un’altra struttura a Erbil, in Iraq, dove si trovano anche diversi militari italiani, i quali, a quanto risulta, non sarebbero feriti e avrebbero trovato rifugio in appositi bunker. Il presidente Usa Donald Trump, invece, ha scritto sul suo profilo Twitter che “Va tutto bene! Stiamo facendo ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo”.
La giornata di ieri, martedì 7 gennaio, è stata contraddistinta dalla strage avvenuta nel corso dei funerali del generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo) a Kerman, sua città natale. La ressa, infatti, ha provocato oltre 50 morti e circa 40 feriti: motivo per cui la sepoltura del generale iraniano ucciso da un raid Usa è stata rimandata.
Mentre non accennano a diminuire le tensioni tra Usa e Iran, è giallo sulla volontà degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Iraq. In una lettera diffusa dalla stampa e firmata dal generale William H. Seely, infatti, venivano impartiti ordini alle truppe statunitensi affinché si riposizionassero in vista di un “trasferimento fuori dall’Iraq”. Una possibilità, però, smentita dal capo del Pentagono Mark Esper. Una eventualità sulla quale è intervenuto anche Donald Trump, che ha dichiarato: “Un ritiro degli Usa sarebbe ora la cosa peggiore per l’Iraq”.
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