
Il primo ottobre prossimo prenderà servizio all'obitorio dell'ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Sarà la prima necrofora nella storia dell'azienda sanitaria ionica. Un compito che la lingua italiana riconosce solo ai maschi e che anche i vari correttori automatici dei programmi di testo segnano in rosso la sua coniugazione al femminile.
Ma lei è strafelice e non ha paura. «Fa più male assistere alla sofferenza delle persone malate», afferma sicura di sé. La nuova necrofora si chiama Michela Piccione, vive a Sava dove è nata 35 anni fa ed ha una storia straordinaria che in molti ricorderanno: a dicembre dello scorso anno è stata insignita del titolo di Cavaliera della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato le ha assegnato quel titolo per un'altra straordinaria storia della quale la necrofora Michela è stata protagonista: aveva denunciato lo sfruttamento nel call center dove lavorava da precaria.
«La donna coraggio», fu definita negli ambienti sindacali e tra le donne e uomini sfruttate nei call center pollaio di tutta Italia. Quel coraggio lo dimostra ora in un altro ambito lavorativo che in pochi, forse, accetterebbero. Con il suo titolo di Operatrice socio sanitaria ha lavorato nei reparti di medicina Covid dell'ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria e di persone che non ce l'hanno fatta ne ha viste tante. «Per me è stato più duro sopportare le loro sofferenze, vedere una persona che muore soffocata non lo auguro a nessuno; potrò sembrare cinica, ma in molti casi la morte, seppure insopportabile per tantissime ragioni, era una sorta di liberazione dalla sofferenza».
Per la cavaliera della Repubblica il posto di necrofora rappresenta un punto d'arrivo di una lunga storia fatta di sfruttamento e di precarietà.
«Finalmente il posto fisso che ho inseguito per tanti anni», dichiara Michela che tra le tante esperienze negative ha dovuto superare anche quella della malattia del secolo. «Ho conosciuto il coronavirus sulla mia pelle essendomi infettata durante il lavoro, figuriamoci se mi possa fare impressione vedere una persona morta su un tavolo dell'obitorio», afferma la coraggiosa ex centralinista delle vendite online.
Ora è tutta concentrata sul suo nuovo lavoro. «L'assistenza alla salma fa parte del corso di studi che ho fatto per diventare Oss e non ho timori nel dire che è una pratica che mi appassiona perché non è altro che la continuazione dell'assistenza al paziente quando non è stata la malattia a vincere», fa sapere la coraggiosa trentacinquenne che confida una piccola leggerezza: «Sicuramente dice - vedere le prime autopsie mi farà impressione, ma sono sicura che mi ci abituerò anche a quello».
Saranno fieri di lei i dirigenti del sindacato Sic Cgil che l'hanno sostenuta nel suo passaggio da operatrice telefonica invisibile, sottopagata e costretta a fare la colletta per acquisto carta igienica per andare in bagno, a Cavaliere della Repubblica. Da sola, invece, grazie alla sua caparbietà e intraprendenza, ha partecipato al concorso, vincendolo ottenendo l'agognato posto fisso nell'ambito sanitario per il quale ha studiato e si è formata. «Un posto adatto agli uomini? E chi lo ha detto? E poi, chi se ne frega?», chiosa la Cavaliera della Repubblica pronta per la sua nuova avventura.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto
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