Giovedì, 2 Maggio 2024

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Nell’udienza preliminare tenuta davanti al gup del tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, soltanto sedici dei 76 alla sbarra, hanno preferito il procedimento classico rischiando il rinvio a giudizio e quindi il dibattimento.

Mafia-politica, tutti per lo sconto di pena

Tribunale Lecce Tribunale Lecce | © La Voce

Quasi tutti gli indagati dell’inchiesta “Impresa” sui presunti intrecci mafia-politica nei comuni di Manduria, Avetrana, San Giorgio ed Erchie, hanno chiesto ieri il rito abbreviato che permette loro di evitare il dibattimento e, in caso di condanna, di risparmiare un terzo della pena. Nell’udienza preliminare tenuta davanti al gup del tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, soltanto sedici dei 76 alla sbarra, hanno preferito il procedimento classico rischiando il rinvio a giudizio e quindi il dibattimento. La loro posizione sarà discussa nell’udienza fissata per il 27 aprile prossimo. In quella occasione saranno ascoltati i testimoni di coloro i quali, sei in tutto, hanno chiesto l’abbreviato condizionato. Il Comune di Manduria che è parte lesa, si è costituito parte civile con l’avvocato Luigi Leonardo Covella del foro di Lecce. Le accuse, a vario titolo tra gli indagati, riguardano l’associazione mafiosa, scambio di voti, gare truccate, estorsioni, traffico di droga, tangenti ed atri reati minori.

Tra i politici che hanno chiesto e ottenuto il rito alternativo figurano i nomi del sindaco di Avetrana, Antonio Minò, dell’ex presidente del Consiglio comunale di Manduria, Nicola Dimonopoli e dell’ex assessore manduriano, Massimiliano Rossano. Abbreviato anche per gli imprenditori Leonardo Trombacca, Agostino De Pasquale. Stessa scelta è stata fatta dai presunti appartenenti al sodalizio criminale legato alla sacra corona unita, Antonio Campeggio, accusato di essere al vertice dell’organizzazione, Francesco D’Amore, Antonio Buccoliero, Luciano Carpentiere, Cosimo, Gianluca, Vito, Giampiero e Giuseppe Mazza. Relativamente ai reati di corruzione, per gli imputati politici e imprenditori, Cosimo Abete, Giuseppe Antonio Salvatore e Domenico Margheriti, Massimiliano Pedone, è stata invece riconosciuta la competenza della Procura della Repubblica di Brindisi dove è stato stralciato il procedimento.

È entrata così nella fase del giudizio l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce che il 4 luglio del 2017 provocò un vero e proprio terremoto negli ambienti della politica e dell’imprenditoria dei comuni interessati con un blitz che portò 20 persone in carcere e sette ai domiciliari. IN manette finirono tutti i politici coinvolti. Il comune più colpito è stato quello Messapico che si è guadagnato l’accesso degli ispettori antimafia del Ministero dell’Interno il quale a giorni deciderà se sciogliere o meno il comune per infiltrazioni mafiose. Secondo la Procura distrettuale antimafia il clan, diretto dal manduriano Antonio Campeggio (detto ‘Tonino scippatore’), Antonio Buccoliero (detto ‘Peppolino capone’) e Francesco D’Amore, non si occupava soltanto di spaccio di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio di merce rubata, ma avrebbe procurato voti in occasione delle amministrative manduriane di maggio 2013 con lo scopo di ottenere il controllo sugli appalti pubblici e persino sui servizi del 118. Tra gli avvocati del folto collegio difensivo si ricordano Cosimo Micera, Antonio Liagi, Lorenzo Bullo, Franz pesare, Nicola Marseglia, Fabio Falco, Salvatore Maggio, Armando Pasanisi, Fabrizio Lamanna.

Nazareno Dinoi

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