Brillava sotto il sole come un distintivo al valore l’etichetta con la scritta “Autista Soccorritore” del gilet rossoarancio poggiato sulla bara di Massimo Calò che i suoi colleghi del 118 hanno portato a spalla per tutto il corteo funebre sino alla chiesa di Santa Gemma Galgani.
Lì ieri pomeriggio si sono tenuti i funerali del manduriano morto improvvisamente per un infarto cardiaco. Per Massimo, 50 anni, quelle divise rossoarancio del 118 e giallo fluo della Protezione Civile rappresentavano la conclusione di un lungo percorso verso l'assunzione nell'azienda pubblica Sanitaservice: una sudata conquista dopo tanti anni di volontariato.
E di valori ha parlato anche il parroco don Pasquale Dellomonaco che ha celebrato il rito funebre dinanzi a una folla assiepata in parrocchia. Seduti tra le prime fila, oltre i due figli e la moglie, c’erano i parenti dell'uomo poi gli amici della Protezione Civile e Ambiente Prociv, il gruppo degli scout e i colleghi del 118 delle postazioni di Manduria, Sava, Avetrana e Torricella e di una delegazione della centrale operativa di Taranto.
«Il regalo più bello che ha potuto fare Massimo - ha spiegato il prete durante l'omelia rivolgendosi ai famigliari del manduriano -, è donare il suo amore a chi l'ha conosciuto; ora il vostro compito è di tramandare questo sentimento».
Le parole di don Pasquale hanno commosso i tantissimi presenti in chiesa ma anche chi da fuori, accucciati al portone di ingresso, ascoltavano in silenzio. All'uscita dal luogo sacro, a sorreggere il feretro sono stati sempre i dipendenti del 118. Tra loro anche chi è stato chiamato a soccorrere il collega durante l'attacco cardiaco cercando disperatamente di salvarlo.
Tutti rigorosamente in divisa da lavoro accompagnati. Poco più avanti, invece, tre membri scout con in braccio una fotografia dell’uomo e l’altra sua divisa: camicia e berretto. L'ultimo viaggio di Massimo è avvenuto così, tra le sirene delle ambulanze e automediche presenti nel piazzale gremito, da un fragoroso applauso e dal suono della banda musicale che davanti alla bara ha intonato l’inno nazionale. Mentre la cassa si allontanava, già riposta nell’automobile dell'agenzia funebre, tra gli scout si è levata una mano con l’indice, il medio e l’anulare tesi e uniti: era la promessa degli scout, quella di non dimenticare Massimo e tutto il bene che ha fatto nella sua breve vita, sempre in aiuto degli altri.
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