Martedì, 21 Maggio 2024

Cronaca

Folla commossa in divisa rossoarancio

L'ultimo saluto a Massimo con il distintivo sul gilè che attendeva da una vita

Il funerale di Massimo Calò Il funerale di Massimo Calò

Brillava sotto il sole come un distintivo al valore l’etichetta con la scritta “Autista Soccorritore” del gilet rossoarancio poggiato sulla bara di Massimo Calò che i suoi colleghi del 118 hanno portato a spalla per tutto il corteo funebre sino alla chiesa di Santa Gemma Galgani.

Lì ieri pomeriggio si sono tenuti i funerali del manduriano morto improvvisamente per un infarto cardiaco. Per Massimo, 50 anni, quelle divise rossoarancio del 118 e giallo fluo della Protezione Civile rappresentavano la conclusione di un lungo percorso verso l'assunzione nell'azienda pubblica Sanitaservice: una sudata conquista dopo tanti anni di volontariato.

E di valori ha parlato anche il parroco don Pasquale Dellomonaco che ha celebrato il rito funebre dinanzi a una folla assiepata in parrocchia. Seduti tra le prime fila, oltre i due figli e la moglie, c’erano i parenti dell'uomo poi gli amici della Protezione Civile e Ambiente Prociv, il gruppo degli scout e i colleghi del 118 delle postazioni di Manduria, Sava, Avetrana e Torricella e di una delegazione della centrale operativa di Taranto.

«Il regalo più bello che ha potuto fare Massimo - ha spiegato il prete durante l'omelia rivolgendosi ai famigliari del manduriano -, è donare il suo amore a chi l'ha conosciuto; ora il vostro compito è di tramandare questo sentimento».

Le parole di don Pasquale hanno commosso i tantissimi presenti in chiesa ma anche chi da fuori, accucciati al portone di ingresso, ascoltavano in silenzio. All'uscita dal luogo sacro, a sorreggere il feretro sono stati sempre i dipendenti del 118. Tra loro anche chi è stato chiamato a soccorrere il collega durante l'attacco cardiaco cercando disperatamente di salvarlo.

Tutti rigorosamente in divisa da lavoro accompagnati. Poco più avanti, invece, tre membri scout con in braccio una fotografia dell’uomo e l’altra sua divisa: camicia e berretto. L'ultimo viaggio di Massimo è avvenuto così, tra le sirene delle ambulanze e automediche presenti nel piazzale gremito, da un fragoroso applauso e dal suono della banda musicale che davanti alla bara ha intonato l’inno nazionale. Mentre la cassa si allontanava, già riposta nell’automobile dell'agenzia funebre, tra gli scout si è levata una mano con l’indice, il medio e l’anulare tesi e uniti: era la promessa degli scout, quella di non dimenticare Massimo e tutto il bene che ha fatto nella sua breve vita, sempre in aiuto degli altri.

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