
Un silenzio carico di dolore ha avvolto la chiesa di San Giorgio, dove questa mattina si sono svolti i funerali di Teresa Sommario, la donna di 53 anni uccisa con violenza inaudita dal figlio di 21 anni. Una tragedia familiare che ha travolto non solo i suoi cari, ma un'intera comunità che ancora fatica a trovare le parole per ciò che è accaduto.
Tra i presenti, volti segnati dalla sofferenza, occhi lucidi e sguardi bassi. Nessuna parola di troppo, solo il passo lento e il pianto sommesso di chi conosceva Teresa, madre amorevole, donna riservata. A seguire il feretro, l’ex marito Daniele Manni insieme ai familiari, avvolti in un dolore dignitoso e composto.
La voce del parroco: «Chiedere aiuto, non chiudersi»
Durante la funzione, don Pasquale Fabbiano ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro:
«Non giudicare, ma ascoltare. Non condannare, ma comprendere. Famiglie, giovani, non isolatevi. Quando il buio si fa largo nell’anima, cercate una mano tesa. Parlate. Chiedete aiuto».
Il parroco ha invitato i fedeli a pregare per Teresa, ma anche per Filippo, il figlio che ha compiuto il gesto estremo:
«Che possa un giorno riconoscere il dolore causato, trovare pace e misericordia».
Dalla piccola città salentina, il sacerdote ha lanciato un appello affinché tragedie simili non si ripetano:
«Da Racale si alzi un grido di speranza, per tutte le famiglie che vivono in silenzio il proprio malessere».
Il viaggio verso casa
Terminato il rito funebre, la salma è stata trasferita in Calabria, nel piccolo comune di Paludi, paese natale di Teresa in provincia di Cosenza. Qui sarà sepolta nel cimitero locale, accompagnata dal dolore di due comunità. Il sindaco Domenico Baldino ha proclamato il lutto cittadino dalle 9 alle 18 in segno di rispetto: «Chiediamo alla cittadinanza un momento di raccoglimento durante la sepoltura», si legge in una nota del Comune.
L’assenza del lutto formale a Racale
Diversa la scelta fatta a Racale, dove il sindaco Antonio Salsetti ha spiegato di non aver proclamato formalmente il lutto cittadino.
«La nostra comunità vive questo dolore fin dal primo momento. Abbiamo deciso di non sovrapporre atti ufficiali al silenzioso rispetto espresso spontaneamente da tutti», ha detto.
Una valutazione che ha tenuto conto anche delle celebrazioni religiose del Corpus Domini, evento molto sentito dalla cittadinanza.
«Serve equilibrio – ha concluso – tra la condivisione del lutto e la continuità di momenti di fede che uniscono la comunità».
Il padre: «Non so dove abbiamo sbagliato, ma non smetterò di educare»
Tra gli interventi più toccanti, le parole dell’ex marito di Teresa, Daniele Manni, padre di Filippo:
«Con Teresa non è sempre stato facile, ma come genitori abbiamo fatto squadra. Abbiamo cercato di insegnare il rispetto: per gli altri, per la natura, per la vita».
Con voce spezzata, ha rivolto un messaggio anche ai suoi figli:
«A Giacomo, a Matteo, anche a Filippo: continuerò a trasmettervi valori, a credere nell’educazione, anche oggi, davanti a Dio. Ma non riesco a capire dove abbiamo fallito».
Una tragedia che lascia una ferita profonda. Non solo per ciò che è accaduto, ma per ciò che nessuno ha visto accadere prima. E forse, proprio lì, tra il non detto e il non visto, si nasconde il dolore più difficile da raccontare.
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