
«Non vivo più, ridatemi indietro i miei cani, almeno i due cuccioli». È la supplica di Cosimo Mandurino, conosciuto a Manduria come Mimino Motorino, che da quando l’Asl e i vigili urbani gli hanno portato via i suoi due cuccioli di cane, non mangia né dorme più. Da anni emarginato e senza un vero sostegno dalle istituzioni, per Mimino accudire i suoi cani significava dare un senso alle sue giornate. Quelli che aveva erano la sua unica famiglia dopo che la vita gli ha tolto tanto. La sua casa d’infanzia, in via Cardinal Ferrara, è andata distrutta sei anni fa in un incendio doloso e ora non ha più neppure i suoi amati animali, a cui era profondamente legato. Un nucleo di 7 o 8 cani che vivevano in ambienti igienicamente inadatti e creavano problemi ai vicini che hanno sollecitato lo sgombero.
«Vi prego, sono tutto per me», ci confessa disperato il 57enne, il cui calvario è iniziato lo scorso 3 aprile, quando i suoi cani sono stati affidati a un canile. Da allora, ha dovuto fare i conti con una solitudine totale. Un altro colpo per lui, che riesce ad andare avanti grazie a una modestissima pensione di invalidità (che incassa in parte perché amministrato da un sostegno stabilito dal tribunale) e qualche lavoretto da volontario.
Ma ora, per il dolore, rifiuta persino il cibo. La sua vecchia abitazione, rimasta inagibile dopo l’incendio e alla quale non ha mai rinunciato, era diventata il rifugio per i suoi cani. Una soluzione, però, al limite della salute pubblica che a quanto pare stava creando disagi anche ai vicini. «Lasciatemi vendere la mia casa», è la proposta che Mimino lancia, con la speranza di poter vivere in un’altra in campagna, dove ricominciare insieme ai suoi cani, lontano dalle difficoltà della città, che gli ha voltato le spalle.
Un desiderio che per lui rappresenta l’unico modo per continuare a vivere in autonomia, circondato da ciò che gli è più caro e che gli dà un senso di esistenza. Di seguito il video.
Progetto di La voce di Manduria
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