
«Sia io che mio nipote abbiamo il doppio passaporto, spagnolo e italiano, l'Italia ci difenda da questi soprusi». A parlare è la signora Concetta Coccioli, la manduriana di 80 anni trasferita in Spagna dove ha vissuto con la figlia Gianna, morta dieci mesi fa per un tumore lasciandole un figlio di 4 anni. Nonna Concetta si rivolge così a quello che sente ancora come il suo Paese: «per ottenere giustizia e conforto».
La donna è protagonista di un caso di presunta violazione dei diritti dei minori per i quali sta combattendo una difficile battaglia contro le autorità di Valencia che le hanno tolto l'affido del nipote di 4 anni perché molto anziana. Per i servizi sociali di quel Paese, nonna Concetta non sarebbe in grado di garantire i necessari bisogni per una crescita normale del minore. Per questo il piccolo Giuseppe è stato allontanato dalla famiglia materna e affidato ad un istituto in attesa di affido e quindi di adozione. La signora che in questi giorni è supportata da vicino da una nipote manduriana, madrina di battesimo del piccolo Giuseppe, ha deciso di coinvolgere direttamente le istituzioni italiane.
«Grazie a mia nipote che è qui con me - dice -, chiederò un appuntamento al console onorario in Spagna, Adriano Carbone, supplicandolo di aiutarmi a riavere indietro il mio bambino, ma mi rivolgo anche alla Farnesina perché il mio non è un caso personale ma riguarda il mancato rispetto dei diritti di due cittadini italiani che sono in difficoltà in un paese straniero», conclude l'ottantenne sostenuta dalla nipote che si è già messa in contato con i servizi sociali di Valencia.
«Dove ho scoperto - racconta la nipote Rosaria - che hanno già convenuto sull'affidamento del mio figlioccio ad una famiglia per la durata di sei mesi; ho scoperto anche - prosegue la donna - che tra i motivi per i quali hanno tolto la potestà alla nonna Concetta, c'è la mancanza di parenti stretti o amici fidati, un evidente falso perché io che l'ho battezzato sono qua e con mio marito, nipote diretto di Concetta, siamo pronti a prenderceli e portarceli entrambi in Italia». Altri «indici di vulnerabilità» rilevati dagli assistenti sociali di Valencia, così come viene riportato nella loro richiesta di «adozione immediata e urgente» del piccolo, sono il mancato riconoscimento paterno del minore (è figlio ragazza madre) e la lontananza della casa dal centro urbano con rischio di isolamento sociale. Alla nonna le si imputa invece una «manifesta incapacità di soddisfare i bisogni psichici», «mancanza del dovere di protezione» e «della necessaria assistenza morale e cura per lo sviluppo morale e psichico». Nonna Concetta è furiosa. «Quante calunnie sulla mia persona, pur di strapparmi il mio bambino che devo difendere perché me lo ha chiesto mia figlia prima di morire - dice con voce rotta dall'emozione - mi hanno diffamato, sporcando la mia persona come mamma e come nonna». Consapevole dei suoi limiti dovuti all'età e a qualche acciacco, l'anziana signora si sarebbe resa disponibile ad assumere una tata per la migliore crescita del nipote. «Non mi hanno dato ascolto, perché il loro scopo era unicamente quello di portare via il mio Giuseppe per darlo in adozione», conclude Concetta che depone ora le speranze nell'incontro con il console onorario Carbone.
Nazareno Dinoi - Quotidiano di Puglia
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1 commento
bonoitalianoma
ven 21 ottobre 2022 01:17 rispondi a bonoitalianomaFRANZA O SPAGNA ...altri casi giudiziari in cui sono coinvolti cittadini italiani hanno rilevato criticità ... Nemo propietà extra patria.