
Il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria vuole abbassare la resa delle uve per la Doc. La decisione presa dal Cda dovrà essere discussa ed eventualmente approvata dall’assemblea del consorzio nella riunione fissata per il 13 luglio. L’ordine del giorno parla chiaro: «Regolamento delle produzioni Doc Primitivo di Manduria provenienti dalla vendemmia 2023». Il cambio di marcia riguarda l’articolo 7 del disciplinare, quello che disciplina la resa massima dell’uva per la produzione dei vini meritevoli della denominazione protetta, che dagli attuali 9 tonnellate per ettaro dovrebbe scendere a 7 o 6. Una modifica in corso d’opera quindi, valida solo per questa vendemmia, che potrebbe non trovare tuti d’accordo.
Tra i più convinti sostenitori del taglio delle rese è stato il vicepresidente del Consorzio di tutela e viticoltore del Primitivo, Roberto Erario che spiega così le sue convinzioni. «La diminuzione della resa e quindi la minor quantità di vino già dalla prossima vendemmia – dice -, contribuirà a svuotare le cisterne ancora piene dell’annata precedente, vera preoccupazione delle cantine che stanno ancora facendo i conti con l’enorme invenduto; scelta questa – aggiunge Erario - in linea anche con la politica regionale che ha adottato lo stesso principio per le Igt invitando i Consorzi ad attuare le medesime procedure». Altro vantaggio, per Erario, sarebbe quello della limitazione delle truffe sulla vendita fittizia di uve che alimenta il mercato nero del vino. «La minore disponibilità di uve doc - spiega l’esperto – stroncherà il mercato parallelo delle certificazioni».
Questa nuova strategia della minore produzione, sempre secondo i suoi sostenitori, dovrebbe fare alzare il prezzo delle uve: meno prodotto, maggiore richiesta, prezzo più alto. Un’equazione che non convince ma preoccupa soprattutto i piccoli e medi produttori del Primitivo che con i grappoli già in maturazione sui ceppi fanno invece un altro conto: meno uva nei tini, uguale meno ricavi per l’annata in corso (a meno di un'impennata dei prezzi che al momento nessuno può assicurare). C’è poi chi fa calcoli più raffinati che guardano alla concorrenza diretta dei vini Primitivo di indicazione geografica. L’Igt da sempre spina nel fianco del blasonato Primitivo Doc, è stato drasticamente abbassata nella resa con un provvedimento della giunta regione pugliese che dalla prossima vendemmia utile (non è detto sia la prossima), porterà a 120 quintali per ettaro gli attuali 220 quintali. Una riduzione delle Igt che manterrà lo stesso differenziale grazie alla resa a ribasso del Primitivo Doc che l’assemblea del Consorzio si appresta ad approvare.
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3 commenti
Un manduriano
mer 5 luglio 23:14 rispondi a Un mandurianoPrima avete autorizzato a piantare nuovi vigneti anche sulle terrazze a patto che ci fosse dieci centimetri di terra e adesso parlate di esuberi. Ma per carità ammettere che si vuole cancellare il piccolo agricoltore non si ha coraggio? Per me abbassare IGT visto che è 220 quintali per ettaro ma non il doc che è solo 90 quintali per ettaro visto che c'è tanta differenza circa per due volte e mezzo.
Gregorio
mer 5 luglio 10:51 rispondi a GregorioVini più decenti al dettaglio nelle cantine,con meno conservanti,perché negli ultimi anni sembra vino cartonato da discount.
Marco
mer 5 luglio 10:40 rispondi a MarcoEsiste una giustizia o karma: tutto il lavoro in nero col quale si arricchiscono i pecorari a 10-15 Mila euro a vendemmia con tutte le maledizioni degli operai sta dando i suoi frutti. Tra trombe d'aria e ritardi nei pagamenti e mercato in crisi Lu illanu maleduttu STA PAJA... Maledetto pure da San Pietro, che ha maledetto i mandriani, da cui l'annuale processione delle Perdonanze... 🧟♂️®