
Dopo oltre mezzo secolo, riemerge un vecchio atto notarile datato 21 febbraio 1972, con cui una famiglia di Manduria donava alla Curia vescovile di Oria una porzione dell’ex monastero dei Benedettini di San Pietro in Bevagna, località balneare situata lungo la costa jonica tarantina. La scoperta è stata resa pubblica da un erede del benefattore, il quale ha deciso di riportare alla luce un dettaglio rimasto finora ignoto: la donazione era subordinata a un preciso vincolo d’uso.
Nel documento ufficiale, registrato alla Conservatoria dei registri immobiliari di Lecce dal notaio Francesco Marsella di Oria, si stabiliva chiaramente che l’antico stabile dovesse essere utilizzato per la realizzazione di una colonia estiva e altre attività rivolte all’educazione cristiana della gioventù.
Tuttavia, la Curia non ha mai adempiuto a tale obbligo, lasciando la struttura inutilizzata rispetto alla finalità indicata. Per questo motivo, l’erede del donatore sostiene oggi che il contratto non debba più ritenersi valido, ipotizzando una possibile revoca della donazione o una revisione del titolo di proprietà in virtù del mancato rispetto della condizione.
La vicenda potrebbe aprire implicazioni giuridiche e patrimoniali, in particolare se si dimostrasse che il vincolo d’uso rappresentava una condizione essenziale della donazione.
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1 commento
Cosimo massafra
mer 30 luglio 10:57 rispondi a Cosimo massafraLe curie non amano le donazioni modali, strano che in questo caso sia stata accettata, o forse subita sperando nella memoria corta degli eredi.