Anche quest'anno abbiamo consumato il rito collettivo del ferragosto. Grandi abbuffate e quantità indescrivibili di rifiuti abbandonati lungo i margini delle strade, all’uscita dalle spiagge e dai boschi.
Il passaggio dei barbari al tempo dell'impero romano probabilmente faceva meno danni di quelli di cui siamo capaci noi oggi uomini moderni e civilizzati.
Secondo una recente indagine di Legambiente i nostri comportamenti hanno un impatto ambientale maggiore di quello provocato dalle ecomafie, questo per dire che è anche e forse soprattutto di ciascuno di noi la responsabilità dell'inquinamento del suolo, dell’aria e del mare.
Nell'epoca tecnologica dove le nostre esistenze si consumano in un cellulare e sulle reti sociali, il suolo, l’aria, il mare, i boschi sono considerati beni di consumo usa e getta e non risorse utili alla vita e alla sopravvivenza futura di tutti gli esseri viventi, piante e animali compresi.
Ogni anno il nostro debito ecologico aumenta, (abbiamo già consumato tutto quello che la natura mette a nostra disposizione) e noi pensiamo di avere ancora bisogno di riti collettivi all'insegna del consumo, dello spreco e del non rispetto dell'ambiente in cui viviamo.
Non può esistere un altro modello per ritrovarsi, divertirsi e stare insieme? Certo che esiste ma dobbiamo smetterla di considerarci esseri consumatori usa e getta come ci vogliono il mercato e modelli economici senza regole e senza rispetto per un bene comune che è l'ambiente.
Non si tratta di invocare un "ritorno indietro o una decrescita felice" si tratta di progettare un futuro ecosostenibile e di credere in uno sviluppo che tenga conto della compatibilità ambientale.
È possibile se gli stati a livello mondiale mettono al primo posto l'ambiente e se ciascuno di noi orienta le proprie scelte nella direzione della sostenibilità.
Non basta riciclare, recuperare, si rende sempre più necessario ridurre i consumi e lo spreco.
Bisogna che anche i momenti di convivialità, di svago e di divertimento vadano in questa direzione: niente plastica usa e getta, niente spreco di cibo e niente sacchetto selvaggio.
Se non lo abbiamo ancora capito è un'urgenza, sono scelte non più rimandabili.
Ce lo chiede l’ambiente, ce lo chiedono le migliaia di specie animali e vegetali che stanno scomparendo compromettendo la biodiversità e quindi la nostra stessa sopravvivenza.
Ce lo chiedono le popolazioni più povere del pianeta rese ancora più povere dalla scarsità di acqua e dall'avanzare del deserto a causa del riscaldamento globale prodotto dai paesi ricchi e per questo costrette ad emigrare.
Ce lo chiedono le generazioni future.
Da cittadina vorrei ringraziare La Voce di Manduria per aver scelto l’ambiente come tema su cui riflettere per acquisire maggiore consapevolezza.
"Prima di tutto l'ambiente”, facciamo di questa frase il mantra della nostra quotidianità.
Le nostre azioni, di fronte allo scempio, sono una goccia nell'oceano, ma a volte anche una goccia può fare la differenza.
Almerina Raimondi
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