Siggiaru – i s. m., artigiano ambulante che ripara le sedie.
Siggitedda – i s. f., dim. di sèggia, sediolina.
Siggiuloni – siggiuluni s. m., seggiolone, tipo particolare di sedia che consentiva ai bambini piccoli di sedere a tavola insieme agli adulti.
Signura – i s. f., signora, nel senso di matrona e padrona: faci la signura, vive da signora. Monti ti la Signura, altura delle Murge tarantine del territorio di Manduria, elevata m 115.
Signurì s. m., voc. di signurinu ( v. ).
Signurinu s. m., signore, proprietario di latifondi, nei cui confronti la parola signurinu esprimeva un atteggiamento reverenziale.
Signurinu, soprannome della famiglia Dimitri.
Signurirossi s. m. pl., fiori del papavero, così denominati in una fiaba popolare.
Sijuttari – sijuttài – sijuttatu v. intr., avere il singhiozzo, come fatto fisiologico e spontaneo.
Sijuttu – i s. m., dal volg. singultu, singhiozzo.
Siluri v. soru.
Simenti – simienti s. f., al sing. e m. al pl., semenza per la nuova piantagione; al pl., semi di un frutto.
Siminari – siminài – siminatu v. tr., seminare.
Siminatu – i s. m., seminato: nta lu siminatu, nel terreno che è stato seminato.
Simintari – simintài – simintatu v. intr., di pianta che ha prodotto i semi, oppure di frutto, come la zucca e simili, non più utilizzabile perché i semi sono in fase di maturazione: li maranciani onnu simintatu.
Simintina s. f., semenza scelta: ccuji li meji meji ti quiddi simienti ca ni facimu la simintina, raccogli il meglio di quei semi ed avremo la semenza scelta ( diG ).
Siminzella – i s.f., tipo di chiodo piccolissimo usato dal calzolaio.
Sìmmiti loc. avv., dal gr. sèmatos, a parte: quiddi ccùjili sìmmiti, quelli raccoglili a parte. V. cacasìmmiti.
Simmuttari – simmuttài – simmuttatu v. tr., battere le labbra contro qualcosa: fazzu ssimmutti li musi nfacci a llu pareti, ti faccio battere le labbra al muro.
Simòiri – simuìiv. intr. dif., muovere: spèttimi qua e no tti simòiri, aspettami qui e non ti muovere.
Simoja – i s. f., incavo al centro della ruota, entro il quale si innesta l’asse del traino.
Nota. Li simienti, in particolare quelli di zucca, abbastanza grandi e quindi più ricercati, si vendevano col misurino nei giorni di festa comu passatiempu, ossia per ammazzare il tempo, sbucciandoli per mangiarne la parte interna, saporita e sostanziosa. Si consumavano bighellonando nella centrale piazza Garibaldi, oppure a cinema, esattamente come oggi si mangiano le patatine.
Lo stesso uso si faceva dei semi, molto più piccoli, di melone; questi venivano consumati a casa e non si vendevano.
Pietro Brunetti
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