I tamponi per la ricerca del Covid-19, eseguiti nella provincia di Taranto dall’inizio della pandemia, sono stati 2.765. (Dato aggiornato all’altro ieri). Un numero davvero esiguo se si pensa che più di mille sono stati quelli fatti per il focolaio esploso nell’ospedale San Pio di Castellaneta. Una metodica diagnostica che appare ancora più irrisoria se la si rapporta al numero di test eseguiti nell’intera regione. Nello stesso periodo, secondo l’elaborazione della Camera sindacale territoriale Uil Taranto a cura della Uil-Scuola, la Puglia ha visto processare 67.167 esami per un rapporto tampone/abitante dell’1,67 percento. Nella stessa percentuale, i tarantini tamponati sono stati appena lo 0,48%. (Più di un tampone e mezzo per ogni cento residenti in Puglia, contro neanche lo 0,50 per ogni cento abitanti della provincia di Taranto. Un altro dato, sempre pubblicato nel bollettino della Uil scuola dell’altro ieri, rivela il numero totale delle persone esaminate perché a rischio di contagio e quante di queste sono state sottoposte al tampone: su 3.216 potenzialmente infetti, 2.765 sono quelli tamponati.
È di ieri, invece, l’aggiornamento sui contagi del bollettino epidemiologico della Regione Puglia (che non contiene il numero dei tamponi eseguiti per ogni provincia ma solo il totale regionale). Ebbene, ieri nel tarantino ci sono stati due nuovi casi di contagio che portano il totale a 265. Il decesso riportato ieri dagli estensori baresi del bollettino, è quello, non aggiornato, del giorno prima, un’anziana donna che era ricoverata nella rianimazione dell’ospedale Covid San Giuseppe Moscati di Taranto. Ieri dal nosocomio situato sulla via per Martina Franca è stato dimesso un paziente di nazionalità francese, in Italia per lavoro, che quaranta giorni fa era stato ricoverato per una grave insufficienza respiratoria causata dal coronavirus. L’uomo che all’uscita è stato accolto da un suo collega connazionale, ha voluto ringraziare il personale che lo ha avuto in cura. «Mi avete salvato la vita ed ora posso ritrovare mia moglie, i miei figli e i miei nipoti», ha detto. Soddisfatti i responsabili del reparto di pneumologia che lo hanno avuto in cura. «Ogni mattina ci consegnava bigliettini, scritti in un italiano incerto, sui quali erano impresse le sue emozioni», ha raccontato il primario del reparto, Giancarlo D’Alagni. Anche il suo aiuto, Massimo Soloperto, ha voluto ricordare il paziente francese. «Quando il paziente pian piano ha cominciato a migliorare e ad avere fiducia in sé stesso: è stato questo il momento più esaltante e gratificante per me, come medico e come uomo», ha detto lo pneumologo.
Nell’hub Covid della Asl che si appresta a tornare alla sua originaria vocazione di polo oncologico, alle ore 18 di ieri erano presenti in tutto 41 pazienti affidati alle diverse specialità in base alla gravità della patologia. Il reparto più affollato era quello delle malattie infettive con 20 posti letto occupati; undici quelli della pneumologia e sette nel reparto medicina Covid. Tre, invece, quelli più gravi ricoverati nella rianimazione. Il presidio Covid post acuzie di Mottola, infine, ospitava ieri cinque pazienti che hanno superato la fase acuta della malattia.
(Da Quotidiano di Puglia)
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.