
Peculato in concorso. È questa l'accusa da cui deve difendersi, tra gli altri, il sindaco di Erchie Pasquale Nicolì, già direttore dell'Area gestione personale dell'Asl di Taranto.
Nei giorni scorsi, per lui e per altri imputati nello stesso processo, il pubblico ministero Remo Epifani della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto ha chiesto una condanna in abbreviato a due anni e sei mesi di reclusione. All'origine del procedimento vi sono state presunte elargizioni indebite in favore dell'associazione Misericordia.
Sempre secondo le tesi dell'accusa, sarebbero stati riconosciuti all'associazione, che si occupa si assistenza socio-sanitaria e gestisce postazioni di emergenza in convenzione anche nella provincia di Taranto, contributi per intero sul carburante consumato, nonostante - secondo una direttiva regionale - avrebbe dovuto esserle liquidato solo un quinto.
Così, l'Asl di Taranto avrebbe liquidato più di 340mila euro non dovuti nella gestione del servizio 118 tra il 2013 e il 2016.
Oltre al primo cittadino del piccolo comune brindisino, sono al vaglio della magistratura le posizioni di Enrico Mastrobuono, legale rappresentante della Misericordia, Loredana Carulli, direttrice dell'Area gestione del personale Asl Taranto dal 2012 al 2014, Massimo Mancini, direttore dell'Area gestione del personale nel 2015 e fino al marzo 2016, Tommaso Seclì (direttore amministrativo), Mario Franco Quero e Irene Cavallo (funzionari).
I primi sei hanno optato per il rito alternativo dell'abbreviato, mentre Cavallo ha scelto il rito ordinario. Per coloro che hanno scelto l'abbreviato, il pm ha chiesto la condanna a due anni e mezzo per concorso in peculato. Richiesta di rinvio a giudizio, invece, per la settima indagata.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Perrone, Adelaide Uva e Viola Mastronardi: contestano tutti ogni addebito a carico dei loro assistiti. Ora la palla passa al giudice del Tribunale di Taranto Francesco Maccagnano, che a maggio ascolterà nuove deposizioni. Ovvio come questa rappresenti ancora una fase intermedia del processo e come tutte le persone accusate abbiano la piena possibilità di dimostrare, per il tramite dei rispettivi legali, la piena estraneità rispetto ai capi d'imputazione loro addebitati.
Dal Quotidiano di Taranto
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