Lunedì, 14 Luglio 2025

Salento Puglia e mondo

La campagna vaccinale nell’istituto è in dirittura di arrivo con il 91 per cento delle adesioni

Medicina penitenziaria, ecografie polmonari e riabilitazione post Covid nel carcere di Bari

Vaccinazioni nel carcere Vaccinazioni nel carcere | © La Voce

Un centro di prevenzione e diagnosi precoce all’interno del carcere di Bari che oggi può contare su un servizio di ecografia polmonare finalizzato a diagnosticare precocemente polmoniti da Covid. Una campagna vaccinale in dirittura di arrivo che, grazie ad un’azione di sensibilizzazione massiva, ha ottenuto il 91,5 per cento delle adesioni, superando la media nazionale di somministrazioni effettuate negli altri istituti italiani pari all’86,7 per cento e di recente l’attivazione del progetto riabilitativo Covid@casa con una fisioterapista dedicata per gli eventuali casi positivi nella fase post infezione. E’ quanto prevede il programma di tutela e sicurezza dei detenuti in riferimento alla emergenza sanitaria attuato dalla Medicina penitenziaria della ASL di Bari, riconosciuto tra i più efficienti e completi a livello nazionale.

“Nell’ambito del programma anti Covid dei luoghi di comunità e dei soggetti fragili, la Medicina penitenziaria della ASL ha attivato percorsi di protezione – spiega il dg Asl, Antonio Sanguedolce - da un lato il centro di prevenzione e diagnosi precoce che oggi può contare su un servizio di ecografia polmonare per diagnosi tempestive di polmoniti da infezione Sars Cov2, dall’altro – prosegue Sanguedolce – una campagna vaccinale massiva che ha coinvolto il 90 per cento della popolazione detenuta e infine di recente l’introduzione di piani riabilitativi nell’ambito del progetto Covid@casa con una fisioterapista dedicata per i pazienti della medicina penitenziaria”.

Ottimi i risultati della campagna vaccinale: nel dettaglio su 440 detenuti presenti, 410 hanno ricevuto la prima dose di vaccino, ossia il 91,59%. Stessa larga adesione si è registrata nel carcere di Altamura dove risulta vaccinato con prima dose il 93,50 per cento della popolazione detenuta (75 su 77 detenuti), mentre a Turi nel complesso il 79.83% dei detenuti ha aderito alla campagna vaccinale (95 su 119). In parallelo hanno ricevuto la prima dose anche gli agenti di polizia penitenziaria: a Bari su 275 agenti, 219 si sono sottoposti alla prima somministrazione.

Sul piano della prevenzione, l’ Unità operativa complessa di Medicina Penitenziaria – diretta dal dottor Nicola Buonvino - si avvale di un servizio di ecografia polmonare che ha una grande utilità nella gestione della polmonite da COVID-19, per sicurezza, ripetibilità, assenza di radiazioni e facile utilizzo al letto del malato. “La sensibilità e la specificità dell’esame in periodo pandemico sono inoltre elevatissime – spiega il direttore della Unità complessa di Medicina penitenziaria, Buonvino – è in grado di intercettare le minime alterazioni iniziali della pneumopatia, di stimare un indice di gravità e di possibile evoluzione. Non deve comunque mai essere disgiunta dalla clinica – aggiunge - insieme possono diventare il punto di forza nella diagnosi precoce e per stimare una prognosi può aiutare nella decisione di ospedalizzazione e utilissima nella gestione del decorso”.

L’ecografia polmonare inoltre fornisce risultati simili alla TC toracica e superiori all'RX torace standard per la valutazione della polmonite e /o della sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS). Pertanto, grazie all’attivazione del servizio di ecografia è possibile diagnosticare possibili polmoniti da Covid e monitorare i pazienti/detenuti positivi anche presso la zona di isolamento degli istituti.

La Medicina penitenziaria ha aderito inoltre al progetto di riabilitazione Covid@Casa, promosso da Regione, Aress e Protezione Civile Regionale, orientato alla presa in carico del paziente nella fase post Covid, da parte del team riabilitativo e finalizzata al massimo recupero, nonché al consequenziale miglioramento della qualità di vita. “Lo scopo è quello di aiutare i pazienti, nel caso specifico ristretti, affetti da sequele di infezione, attraverso interventi mirati, ad alleviare e combattere i sintomi del virus ed a favorire lo svolgimento delle attività quotidiane fino all’attivo ed autonomo reinserimento nelle proprie attività in ambito familiare, sociale, lavorativo e della vita all’interno dell’istituto penitenziario”, aggiunge il dottor Buonvino.

Ogni trattamento riabilitativo viene personalizzato e tiene conto del quadro clinico rilevato nella fase acuta e in quella post-acuta, nonché di eventuali ulteriori condizioni patologiche preesistenti alla infezione virale.

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