Il pubblico ministero Lucia Isceri ha chiesto l’archiviazione sulla misteriosa morte di Michele Dinoi, il diciottenne manduriano che il 27 dicembre del 2017 fu trovato in fin di vita davanti alla propria abitazione con la testa incastrata tra due barre di ferro di una ringhiera. Trasportato in ospedale dove morì sei mesi dopo senza prendere mai conoscenza.
Sul collo di Michele furono rinvenuti segni simili a quelli di uno strangolamento e per questo i carabinieri avviarono le indagini coordinate dal pm della Procura della Repubblica di Taranto. Nel corso dell’inchiesta contro ignoti, sono state ascoltate diverse persone a sommarie informazioni, il telefono di Michele fu analizzato e furono esaminati coloro che avevano rapporti di vicinanza, amicizia e frequentazione con il giovane. Le indagini sono durate quasi tre anni con integrazioni di querela presentati dal padre Damiano Dinoi tramite l'avvocatessa Sara Piccione, ma niente ha portato all'indicazione di un colpevole.
Il coinvolgimento di un terzo responsabile sembrerebbe potersi escludere, ipotizzando una caduta fortuita. Questa la ricostruzione fatta di quel drammatico episodio. "Potrebbe essere inciampato, forse proprio sull'ultimo gradino della scala che dal piano superiore termina in veranda, concludendo la caduta con il capo nella ringhiera e il cappuccio della felpa incastrato tra le volute di ferro", considerato che Michele aveva anche una ferita sullo zigomo. Ma è dura per la famiglia accettare quest'ipotesi che ha tanto dell'inverosimile.
Attualmente il papà di Michele sempre assistito dall’avvocatessa Piccione, sta valutando di proporre opposizione all'archiviazione nei termini di legge in quanto insieme alla figlia Martina Dinoi sta verificando l'eventuale incompletezza degli elementi di prova.
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.