È prevista per oggi, mercoledì 4 marzo, l’udienza preliminare che vede alla sbarra i tre maggiorenni manduriani, Gregorio Lamusta, Antonio Spadavecchia e Vincenzo Mazza, componenti della banda degli «orfanelli» (diciannove ragazzi, sedici dei quali ancora minorenni), accusata di violenze fisiche e psicologiche sul 66enne Antonio Stano. Nell’udienza odierna, i due periti del gip Vilma Gilli, il medico legale leccese, Roberto Vaglio e il professore Carmine Chiumarulo, associato di chirurgia dell’apparato digerente dell’università di Bari, illustreranno i risultati della perizia che cercherà di spiegare la causa della morte del pensionato vittima di bullismo.
Il parere dei due esperti sarà fondamentale ai fini del giudizio. Sinora, infatti, esistono due ipotesi sulla morte del pensionato: quella del perito della Procura, il medico legale Liliana Innamorato di Bari, secondo cui il decesso di Stano, dovuta alla perforazione di un’ulcera gastrica, sarebbe la concausa delle ripetute vessazioni e aggressioni fisiche e psicologiche a cui il disabile sarebbe stato sottoposto per anni (la tortura, appunto).
Di parere opposto i consulenti della difesa, Rosario Sacco, professore di chirurgia romano e Massimo Brunetti, medico legale che ha partecipato all’autopsia. Per loro a causare l’ulcera sarebbero stati altri fattori come l’assunzione di farmaci o altre cause comunque non legate alle violenze subite. Senza escludere ciò che è avvenuto nei giorni di ricovero di Stano sottoposto a tre interventi chirurgici.
Proprio per queste divergenza il gup Gilli aveva deciso di chiedere un confronto terzo affidato ai medici Vaglio e Chiumarulo che oggi esporranno la propria tesi. La conferma dell’ulcera e quindi della morte come conseguenza delle violenze, implicherebbe l’imputazione della tortura che prevede una pena sino a trent’anni di reclusione. Il collegio difensivo impegnato oggi è composto dagli avvocati Franz Pesare, Armando Pasanisi, Cosimo Micera, Lorenzo Bullo, Gaetano Vitale e Massimiliano Mero.
Tutti i minorenni coimputati nello stesso procedimento penale, invece, sono stati sottoposti alla prova ai servizi sociali per un periodo che va da uno ai tre anni dopo di che, in caso di superamento della prova, il reato sarà estinto.
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