Saranno altri due specialisti, oltre al medico legale della procura e i due consulenti della difesa, a valutare la documentazione sanitaria e l’esito dell’esame autoptico sul corpo di Antonio Cosimo Stano, il 61enne manduriano vittima di bullismo, al fine di stabilire le cause del decesso. Ieri la giudice delle udienze preliminare del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, ha affidato incarico a due periti di sua fiducia, il medico legale leccese, Roberto Vaglio e il professore Carmine Chiumarulo, associato di chirurgia dell’apparato digerente dell’università di Bari.
I due esperti avranno quaranta giorni di tempo per presentare una relazione al gup che ha rinviato l’udienza al prossimo 4 marzo. In quella sede i due periti del giudice esporranno le risultanze dell’esame e saranno a disposizione delle parti in causa. Il processo che si svolge con il rito abbreviato vede alla sbarra i tre maggiorenni Gregorio Lamusta, Antonio Spadavecchia e Vincenzo Mazza, tutti di Manduria, accusati di far parte del branco composto da diciannove ragazzi, in tutto, sedici dei quali ancora minorenni. Per questi ultimi il procedimento è stato sospeso con la messa alla prova ai servizi sociali per un periodo che va dai due ai tre anni prima della possibile estinzione del reato. Le contestazioni a loro carico sono quelli di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio in concorso. Sul reato della tortura pesa l’aggravante della sopraggiunta morte che prevede una pena sino a trent’anni di reclusione.
Per questo motivo tutti gli sforzi della difesa sono concentrati nel far cadere l’ipotesi sostenuta dal perito della procura, il medico legale Liliana Innamorato di Bari, secondo cui la morte di Stano, dovuta alla perforazione di un’ulcera gastrica, sarebbe la concausa delle ripetute vessazioni e aggressioni fisiche e psicologiche a cui il disabile sarebbe stato sottoposto per anni (la tortura, appunto).
Di parere opposto i consulenti della difesa. Per i due specialisti, Rosario Sacco, professore di chirurgia romano e Massimo Brunetti, medico legale che ha partecipato all’autopsia, la causa dell’ulcera sarebbe legata ad altri fattori tra cui l’assunzione di farmaci o altre cause comunque non legate alle violenze subite. Molta attenzione i due specialisti hanno riservato sugli ultimi giorni di vita di Stano, trascorsi tutti in ospedale a Manduria dove è stato sottoposto a tre interventi chirurgici dagli esiti dubbi. «In coerenza con i dati della letteratura e le linee guida attualmente accettate – hanno spiegano i due professionisti - è ragionevole ritenere che i tre interventi chirurgici avvenuti in successione, il 16 aprile, il 19 aprile, e il 20 aprile, siano stati certamente non solo inutili ma fondamentale dannosi ed abbiano contribuito in modo significativo all’evoluzione infausta del caso».
Proprio per queste profonde divergenza il gup Gilli ha deciso di chiedere un confronto terzo affidato ai medici Roberto Vaglio e Carmine Chiumarulo. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Franz Pesare, Armando Pasanisi, Cosimo Micera, Lorenzo Bullo, Gaetano Vitale e Massimiliano Mero.
Nazareno Dinoi
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