Messa alla prova dei servizi sociali per quasi tutti i minorenni della banda degli orfanelli di Manduria. Unica eccezione per uno di loro «per la brutalità e crudeltà degli episodi di cui si è macchiato». Così ieri il pubblico ministero Pina Montanaro, capo della Procura per i minorenni, ha concluso la sua richiesta nell’udienza con il rito abbreviato che vedeva alla sbarra gli undici minori accusati a vario titolo dei reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati a danno del sessantunenne manduriano Antonio Cosimo Stano. Quello della tortura, seguita dalla morte del pensionato con disagi psichici, è il reato più grave che prevede una pena sino a trent’anni di carcere. La pubblica accusa ha proposto per i dieci alla sbarra un periodo di prova dai due ai tre anni in base alla gravità delle accuse di cui rispondono gli imputati il cui procedimento, in caso di accoglimento della richiesta, sarà congelato. Il superamento della prova estinguerà il reato. Il processo andrebbe invece avanti per l’unico «bullo» escluso dall’affidamento sociale, quello protagonista del video, sicuramente più cruento, diventato simbolo della ferocia del bullismo su una persona inerme, indifesa e sola. La scena è quella del disabile accerchiato dal branco che viene ingannato dal diciassettenne il quale finge di chiedere la pace con una stretta di mano che si trasforma in un violento ceffone sul volto di Stano il cui sguardo terrorizzato sarà difficile dimenticare. La giudice Bina Santella, presidente del Tribunale dei minori, ha rinviato la decisione al 28 gennaio. Ad eccezione dell’avvocato che difende il diciassettenne «dall’indole particolarmente violenta» escluso dalla possibilità di evitare il processo con la messa alla prova, può sicuramente dirsi soddisfatto l’intero collegio difensivo composto dai penalisti Antonio Carbone, Franz Pesare, Armando Pasanisi, Cosimo Micera, Nicola Marseglia, Davide Parlatano, Lorenzo Bullo, Daniele Capogrosso, Antonio Liagi, Gaetano Vitale e Massimiliano Mero.
Per oggi, 5 dicembre, la triste vicenda di Stano sarà nuovamente affrontata in tribunale, quello ordinario questa volta, dove è in programma l’udienza a carico dei tre maggiorenni coinvolti nella stessa inchiesta. Gregorio Lamusta, Antonio Spadavecchia e Vincenzo Mazza, questi i nomi dei tre manduriani che devono rispondere dei reati di violazione di domicilio, lesioni personali, percosse, molestie, furto, sequestro di persona e tortura aggravata dalla sopraggiunta morte.
Oggi è prevista l’audizione dei periti tecnici, quello della procura Liliana Innamorato e della difesa, Rosario Sacco, ordinario di clinica chirurgica dell’Università di Catanzaro, e Massimo Brunetti, specialista in medicina legale già consulente in sede di esame autoptico. Gli specialisti relazioneranno sulle cause del decesso di Stano. Per la Innamorato la morte è dipesa da una ulcera gastrica sanguinante aggravata dalle torture subite dal branco. Per gli altri due, invece, da cause naturali comunque indipendenti dalle violenze subite.
Nazareno Dinoi
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1 commento
C.F.
gio 5 dicembre 2019 10:29 rispondi a C.F.Sono inorridito. Nell'epoca in cui tutti le condanne giudiziarie sembrano decise col televoto, complice l'ignoranza di un popolo reso tale dai burattinai che detengono tv e giornali, nell'epoca in cui viene dato credito a spazzatura come "le iene" e "striscia la notizia", ma anche le innumerevoli trasmissioni di "giudiziaria", non mi potevo aspettare altro. Eppure, come tanti cittadini ci avevo sperato nella Giustizia. Ma cosa significa che lo schiaffeggiatore sarebbe il più cattivo? Solo perché lo si vede? Perché, quelli che fanno irruzione con mazze e bastoni, di notte, e colpiscono senza essere inquadrati nitidamente, sono solo videomaker? Quelli hanno colpito uguale. E le sciacquette che si passavano i video?