Martedì, 16 Aprile 2024

Giudiziaria

L’ufficiale in pensione che a dicembre del 2017 si è congedato stando al vertice del Comando forze operative Nord

I danni della strage di Nassiriya li pagherà un manduriano

Generale Bruno Stano Generale Bruno Stano | © La Voce di Manduria

Alla fine sarà un manduriano a pagare i danni civili di tutte le vittime della strage di Nassiriya. Toccherà al generale in pensione Bruno Stano, 68 anni, origine di Manduria dove vivono ancora la madre e un fratello, condannato in via definitiva in sede civile a risarcire le famiglie delle vittime del terribile attentato avvenuto della città irachena il 12 novembre del 2003 in cui morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 militari e due civili), 9 iracheni e vennero ferite almeno 140 persone.Secondo i giudici della Corte di Cassazione che hanno confermato la condanna di secondo grado, l’alto ufficiale ha «sottovalutato» le avvisaglie di un attacco «puntuale e prossimo» e non ha preso le adeguate misure per contrastarlo. Il manduriano all’epoca era alla guida della Brigata Sassari da cui dipendeva la missione italiana a Nassiriya. I giudici della Terza sezione civile della Corte suprema hanno inoltre confermato l’assoluzione per l’allora colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, oggi generale e all’epoca responsabile della base «Maestrale».A Stano, che era stato assolto in sede penale, toccherà ora affrontare un nuovo giudizio civile a cui i parenti delle vittime dovranno ricorrere per pretendere ottenere i dovuti indennizzi. Una sentenza che scontenta molti, primo tra tutti il generale che ha dichiarato di essere stato abbandonato dallo Stato. Ma anche le parti civili che speravano in un più sicuro e veloce risarcimento per le perdite subite. Stesso dicasi per i superstiti di quell’attentato.

L’ufficiale in pensione che a dicembre del 2017 si è congedato stando al vertice del Comando forze operative Nord (Comfopnord) con il grado di generale di Corpo d’armata, 35° comandante della Brigata Sassari (comandava 20mila soldati), è il manduriano che ha raggiunto il livello di comando più alto tra tutti i nativi della città Messapica.

Un motivo di dolore in più per Stano che all’indomani della sentenza ha detto di sentirsi «abbandonato, non solo dalla mia forza armata ma da tutte le forze armate». E ancora. «Le sentenze si devono accettare e non si possono commentare, ma penso di non avere alcuna responsabilità; come è possibile - si chiede - che dopo 16 anni sia stato condannato solo io? In quella base c'erano anche altri comandanti, la linea di comando era lunga ma chiara, loro non hanno nessuna colpa?».

Un assist importante l’ha ricevuto dall’ex ministra della Difesa del governo Gialloverde, Elisabetta Trenta che prima della carriera politica è stata «political advisor» degli ultimi tre comandanti di «Antica Babilonia» a Nassiriya. «Se la sentenza in Cassazione dice che il generale Bruno Stano deve pagare le famiglie con i suoi beni – afferma l’ex ministra -, allora vuol dire che lui è l’unico responsabile, ma se questo è vero, allora vuol dire che sopra a lui non c’era il capo di Stato maggiore della Difesa e che su questi non c’era un ministro o un governo con un presidente del Consiglio dei ministri e con un Parlamento che ha votato il decreto missioni». Su Facebook è nato anche un gruppo dal titolo «Io sto con il generale Stano» che in poche ore ha superato i 5000 sostenitori.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • sergio di sipio
    lun 23 settembre 2019 11:53 rispondi a sergio di sipio

    Cara Ministro Trenta la forza di una nazione come l'Italia con i suoi valori sia privati che Nazionali dovrebbe proprio a Lei come attuale Ministro, impedire di intromettersi contro la Magistratura di cui è presidente il nostro Presidente della Repubblica.Nelle cui mani ha giurato fedeltà alla Nazione.

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