Il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Taranto, Paola Incalza, ha inflitto in tutto cinque anni di carcere ai tre manduriani, due uomini di 41 e 25 anni e una donna di 27 anni, i quali erano stati arrestati con l’accusa di furto in un’abitazione di Manduria. I fatti per i quali sono stati giudicati con il rito abbreviato, risalgono a maggio del 2018 quando era stata presentata ai carabinieri una denuncia di furto in abitazione di Manduria dove tre sconosciuti si erano introdotti portando via una borsa contenente del denaro, effetti personali e due carte di credito con relativo Pin.
A portare gli investigatori sulle tracce dei tre sospettati, furono proprio i titoli di credito con le quali i ladri avevano prelevato contante da un bancomat di Maruggio ed avevano acquistato merce da un negozio di Manduria. L’attività investigativa dei carabinieri della stazione di Manduria, che oltre alla testimonianza dell’esercente avevano acquisito le immagini video delle telecamere di sorveglianza del bancomat dove era stato prelevato il denaro per un importo complessivo, tra merce e contante, di circa tremila euro, portò all’arresto dei tre avvenuto lo scorso 6 febbraio.
Avviato il processo con l’abbreviato, nel corso del quale la pubblica accusa aveva chiesto in tutto otto anni e mezzo di reclusione, gli avvocati difensori dei tre pregiudicati (per la donna solo precedenti di polizia), sono riusciti a far quasi dimezzare la pena e, per due degli indagati che dal giorno dell’arresto stavano scontando la custodia cautelare ai domiciliari, la remissione in libertà. La ragazza che era difesa dagli avvocati Davide Parlatano e Fabio Falco, è stata assolta dal reato di furto mentre per l’indebito utilizzo di carte di pagamento è stata condannata ad un anno di reclusione con libertà controllata e la multa di 600 euro e la revoca dei domiciliari. F.L., difeso da Parlatano e Giuseppe Sernia, è stato condannato alla pena di un anno e otto mesi di reclusione e mille euro di multa. Anche per lui, su richiesta dei difensori, il gup ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari. Il 41enne A.A., infine, difeso dall’avvocato Biagio Leuzzi, è stato condannato alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione e mille euro di multa.
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