Venerdì, 26 Aprile 2024

Giudiziaria

Ieri mattina dopo appena due ore dalla conclusione della camera di consiglio, i giudici di revisione del tribunale per i minorenni...

Tribunale: la baby gang deve restare in carcere

Giustizia Giustizia | © La Voce di Manduria

I giudici del Riesame, hanno confermato ieri le misure cautelari in carcere per tutti gli otto indagati manduriani, sei minori e due maggiorenni di 19 e 23 anni, accusati di far parte della baby gang che per mesi, forse anni, ha bullizzato sino alla tortura il disabile manduriano, Antonio Cosimo Stano. Il pensionato che viveva solo in casa, è morto il 23 aprile scorso dopo 17 giorni di ricovero nell’ospedale di Manduria dove era arrivato in condizioni critiche per via di una grave ulcera gastrica perforata.

Ieri mattina dopo appena due ore dalla conclusione della camera di consiglio, i giudici di revisione del tribunale per i minorenni, Ciro Fiore, presidente, con Marina Cosenza, Ylenia Manni e Domenico Casciano, hanno emesso il dispositivo che rigettava le richieste di riesame impugnate dalla difesa dei sei minorenni che dal 2 maggio sono rinchiusi nel «Fornelli» di Bari dove per ora resteranno. Nel corso dell’udienza, il collegio difensivo composto dagli avvocati Lorenzo Bullo, Cosimo Micera, Antonio Liagi, Pergiovanni Lupo e Davide Parlatano, hanno presentato differenti motivi aggiuntivi per sostenere l’inutilità delle misure cautelari per i loro assistiti. Anche l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Pina Montanaro, capo della Procura della Repubblica per i minorenni, ha depositato una perizia antropometrica, strumento utile al riconoscimento dei soggetti ripresi nei video autoprodotti dagli indagati per immortalare le loro violenze. Sempre l’accusa ieri ha proposto una quindicina di verbali di sommarie informazioni di persone informate sui fatti. Esaminato tutto in tempo di record, nel primo pomeriggio i giudici hanno emesso il verdetto di rigetto riservandosi le motivazioni nei termini previsti di un mese che si può estendere di altri quindici giorni.

Quasi in contemporanea ieri, il presidente della prima sezione penale del Tribunale ordinario, Filippo Di Todaro, depositava in cancelleria il dispositivo che respingere la richiesta di riesame anche dei due maggiorenni arrestati nello stesso blitz del primo maggio, Gregorio Lamusta di 19 anni e Antonio Spadavecchia, di 23 anni che restano nel carcere di Taranto. Ad aver chiesto, martedì 14 maggio, l’anamento della restrizione muraria per i due indagati, erano stati gli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi per Gregorio Lamusta di 19 anni e Lorenzo Bullo con Gaetano Vitale per il ventitreenne Antonio Spadavecchia.

Gli otto indagati in carcere, con altri dieci minorenni denunciati a piede libero, devono rispondere di accuse pesantissime come la tortura, danneggiamento, violazione di domicilio in concorso e con l’aggravante delle lesioni provocate sulla parte lesa.

Domani, intanto, negli uffici della Procura per i minorenni, la procuratrice Montanaro interrogherà tre dei quattro nuovi indagati riconosciuti da uno dei video sequestrati e dalle dichiarazioni rese da altri ragazzini coinvolti nell’inchiesta. Secondo l’accusa, i tre convocati di età compresa tra i 15 e 17 anni con un quarto diciassettenne che al momento non ha ricevuto nessuna convocazione, avrebbero preso parte al famoso video diffuso dalla questura di Taranto che riprende l’assalto di almeno cinque giovani mentre in via San Gregorio Magno accerchiano in strada il pensionato insultandolo, sputandogli addosso e tirandogli calci e schiaffi.

Sul fronte investigativo, invece, gli agenti del commissariato di polizia con i loro colleghi della polizia giudiziaria presso la procura jonica continuano ad esaminare file contenuti nei telefonini e a sentire persone informate sui fatti. Sarebbe del tutto escluso, infine, un collegamento tra la baby gang degli «orfanelli», così come si facevano chiamare i componenti del gruppo WhatsApp dove giravano i video delle aggressioni nei confronti di Stano, e i presunti bulli che avrebbero incendiato l’abitazione di Cosimo Mandurino, altro disabile manduriano possibile vittima, anche lui, di bullismo.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • C.F.
    mar 21 maggio 2019 07:00 rispondi a C.F.

    Bene così, è ora che lo Stato si faccia vedere da queste parti, dove per troppi decenni si è lasciata pascere una delinquenza organizzata che faceva affari d'oro mentre allevava le nuove manovalanze proprio tra sadici minorenni organizzati in bande, con la finalità di esercitare il potere per il tramite del terrore e della rassegnazione, ottenendone anche un potente diversivo. Dissento fortemente dall'opinione che i verbali siano stati esaminati a tempo di record, come a vederci un giudizio superficiale e sommario. Non dovevano leggere poemi epici ma verbali di sommarie informazioni, che di solito sono poche paginette. Evidentemente le prove sono schiaccianti e peseranno in tribunale. Speriamo.

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