L’ex sindaco di Manduria, Roberto Massafra, fa parlare ancora di sé. Con molto dispiacere per cinque persone, tre manduriani, un avetranese e uno di Erchie, provincia di Brindisi, destinatari di un decreto di condanna per avere offeso il già primo cittadino con messaggi pubblicati su Facebook giudicati oltremodo oltraggiosi. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Taranto, Benedetto Ruberto, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Mariano Buccoliero, titolare dell’inchiesta a carico dei cinque utenti del social, ha emesso nei loro confronti un decreto di condanna al pagamento di un’ammenda pari a seicento euro ognuno. La decisione della magistratura tarantina fa seguito ad una querela che Massafra aveva presentato a maggio del 2017 quando i social network, come anche il dibattito politico dell’epoca, si infiammarono sul tema del depuratore consortile e in particolare sulla decisione dell’Acquedotto pugliese e delle Regione Puglia, con l’avallo o, secondo i sostenitori della dislocazione dell’opera nell’entroterra, con la non efficace opposizione dell’amministrazione comunale manduriana, di aprire il cantiere in zona Urmo-Belsito-Specchiarica, marine di Manduria. In quella occasione il sindaco di Manduria fu fatto bersaglio di commenti sui social non tutti garbati. Tra i più facinorosi segnalati dall’allora sindaco nella sua denuncia, la magistratura ha individuato quelli più diffamanti, cinque appunto, condannando gli autori al pagamento della multa che non andrà al denunciante, in questo caso all’ex sindaco Massafra, ma finirà nelle casse dell’amministrazione della giustizia.
Da segnalare, tra le ingiurie più colorite, quelle che definivano Massafra «un povero fallito», o «un pezzo di m….a», o ancora «rinco… non sai fare il sindaco». Sino ad esporre pareri più pesanti di chi insinuava interessi economici dietro la scelta dell’amministrazione Massafra di non opporsi ai progetti dell’Acquedotto pugliese. Uno dei presunti «haters» destinatari del decreto di condanna, è stato ritenuto colpevole per il contenuto di un’intervista rilasciata ad un giornale locale in cui si gettavano ombre su possibili «interessi» dietro il silenzio di Roberto Massafra.
N.Din.
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