Questa volta il campione paralimpico manduriano, Leonardo Melle, non fa parlare le cronache per le sue imprese sportive (è stato vicecampione del mondo di triciclo), ma per una brutta storia combattuta in tribunale che lo ha visto come parte offesa in un procedimento penale concluso con la condanna del titolare di un’impresa di forniture materiale edile di Manduria che lo aveva minacciato. La sentenza della prima sezione penale del Tribunale di Taranto che condanna l’imputato a quattro mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese, mette in luce una triste vicenda legata allo stato di disabilità di Melle colpito, dodici ani fa, da una emorragia cerebrale che ha limitato fortemente le sue capacità di muoversi superate in parte grazie all’amore per lo sport del triciclo e alla sua straordinaria forza di volontà.
La storia processuale racconta questo. Nel 2009, dopo due anni di faticosa riabilitazione e un iniziale periodo di coma, il 48enne manduriano fu costretto a modificare la conformazione della sua abitazione per renderla accessibile alle sue disabilità. Melle commissionò quindi tali lavori ad un’impresa edile manduriana concordando un baratto al posto del denaro: il suo camion ribaltabile e tutta l’attrezzatura della sua impresa di cui era titolare prima della malattia. A lavori conclusi, si legge nella sentenza, l’imprenditore si rimangiò tutto pretendendo il pagamento delle opere realizzate sostenendo che l’automezzo e i macchinari li aveva pagati in contante. Davanti alle proteste del disabile, l’imprenditore edile girò la pretesa debitoria al fornitore del materiale utilizzato per eseguire i lavori che a sua volta rivendicò il presunto credito da Melle. La sentenza dà conto poi di un clima molto teso tra i protagonisti della vicenda con stati d’ansia del campione in carrozzina minacciato fisicamente dal presunto creditore e costretto a rivolgersi alle cure ospedaliere. «A parere del Tribunale – si legge - il teste dell’imputato (il fornitore del materiale edile, NdR), è assolutamente inattendibile perché la sua versione è stata smentita in dibattimento e oltretutto è stato precedentemente denunciato dal Melle per il reato di minacce .... Il Tribunale – prosegue - non ha, dunque, motivo di dubitare che la frase minacciosa dell’imputato avesse fortemente intimidito la persona offesa subendo così un grave turbamento psichico».
Il vice campione del mondo esulta su Facebook. «Alla fine la verità viene a galla. Hanno cercato di incastrarmi fino all’ultimo, dimostrando di non avere un briciolo di dignità. Ben ti sta», conclude Melle che dedica la vittoria ai suoi avvocati Alessandro Passaro e Bernadette Cacciapaglia. «Comunque - conclude Melle - alla fine i lavori li ho dovuti comunque pagare e mi son costati circa 50mila euro. Non fa niente, auguro ogni bene a tutti».
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