È finita con un’assoluzione piena l’inchiesta della Procura della Repubblica di Brindisi a carico di un manduriano di sessantasette anni, G.M.C., che era stato denunciato dalla sua ex convivente, più giovane di lui di 33 anni, per maltrattamenti e lesioni personali. Il giudice del tribunale di Brindisi, Genantonio Chiarelli, lo ha assolto perché il fatto non sussiste accogliendo così la tesi difensiva dell’imputato rappresentata dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi del foro di Taranto. Secondo la donna che lo aveva denunciato, l’uomo durante un lungo periodo di convivenza della coppia in un comune della provincia brindisina, avrebbe tenuto un comportamento «aggressivo, vessatorio e violento» nei confronti della giovane compagna.
«Anche per futili motivi», aveva raccontato ai carabinieri la trentenne assistita dal suo avvocato, sarebbe stata vittima di ripetuti e costanti episodi di violenza, di ingiurie e minacce anche di morte. In uno di questi episodi riferiti, il manduriano violento l’avrebbe colpita con calci al ventre al fine di farla abortire. L’unica volta in cui la donna si era recata al pronto soccorso per farsi medicare, però, aveva dichiarato di essersi procurato le ferite cadendo dalle scale. Il referto medico prodotto agli atti, certificava un «trauma cranico non commotivo, trauma bulbare e cefalea» con una prognosi di dieci giorni. In sede di successiva denuncia, la donna ha dichiarato di essere stata costretta dal suo compagno a nascondere ai medici la vera origine dei traumi.Per quanto riguarda la gravidanza in atto, si è poi scoperto che era stata effettivamente interrotta con il consenso della donna in una clinica di Londra.
Tutte le accuse di presunti atti di violenza dell’uomo, così come erano state descritte nella denuncia (umiliazioni sul luogo di lavoro, minacce di morte, afferrate per la gola e sbattuta contro il muro nella stanza da letto e così via), non hanno trovato il necessario riscontro da qui la decisione del giudice di prosciogliere il sessantasettenne. Per quanto riguarda l’unico episodio documentato dal certificato del pronto soccorso, gli avvocati difensori hanno eccepito la tardività della denuncia. La denuncia che ha dato origine al processo risale al 2014.
Nazareno Dinoi
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