Sabato, 12 Luglio 2025

Cronaca

Una lunga e contrastata relazione tra i due finita nel peggiore dei modi

I personaggi di questa tristissima pagina di cronaca manduriana

Pietro Dimitri Pietro Dimitri | © La Voce di Manduria

Una lunga e contrastata relazione tra i due finita nel peggiore dei modi. Lui, ex imprenditore, titolare di una impresa edile con discreti successi intorno agli anni Ottanta; lei pensionata ed ex titolare di una lavanderia sempre a Manduria. Pietro Dimitri, sposato e separato, padre di tre figli, due maschi e una donna, Giuseppa Loredana Dinoi, la sua vittima, nubile, che ha vissuto sempre con l’anziana madre. Poi, con la morte della sua mamma, la decisione di rendersi indipendente acquistando con i risparmi di una vita il piccolo appartamento delle case popolari del rione Barco. Un modesto alloggio di poche stanze al primo piano delle palazzine a schiera di Via Manfredi dove di tanto in tanto ospitava l’amico di una vita. Un vissuto molto travagliato quello dell’ex imprenditore caduto in disgrazia per la sua vicinanza con gli ambienti della malavita locale che lo hanno coinvolto in episodi criminali. Ha fatto così conoscenza del carcere dove è finito per reati associativi estorsivi e rapina.

Agli inizi degli anni Novanta venne poi accusato di reati di mafia contro cui si è sempre dichiarato innocente dicendosi vittima di un errore giudiziario. Una decina di anni fa è stato lui stesso a far parlare i giornali per un caso di omonimia con un esponente della sacra corona unita che aveva le sue stesse generalità. Così, chiarito l’errore giudiziario, Dimitri ha avanzato una richiesta di risarcimento attribuendo il suo fallimento lavorativo alla mancanza di commesse dovute al marchio di mafioso appiccicato ingiustamente dalla giustizia. La causa intentata si concluse con il riconoscimento a suo favore di alcune migliaia di euro. Una vita turbolenta la sua con rapporti complicati con tutti i parenti per cui viveva da solo, spesso senza un letto dove dormire. Recentemente alternava l’ospitalità della sua storica compagna con la permanenza in macchina dove ha trascorso diverse notti.

In questo periodo la settantunenne uccisa, evidentemente impietosita dalle condizioni di indigenza dell’ex imprenditore, aveva deciso di dargli ospitalità nel suo appartamento popolare. Una scelta costatale la vita nella maniera peggiore che si potesse ipotizzare. La famiglia di lei, numerosa e onorabilissima, è molto conosciuta in città. Dieci figli tutti sposati, tranne lei, rimasti in nove con la morte del primogenito ed ora in otto con la terribile fine di Pina, come la chiamavano in famiglia ed anche i suoi numerosi clienti della lavanderia di via Per Uggiano.

Dopo la decisione di andare a vivere da sola e con la morte della madre, Pina aveva cercato di rifarsi una vita tessendo nuove amicizie con gli inquilini della palazzina di via Manfredi. Nessuno di loro ieri ha sentito le sue urla, perché avrà pur gridato quando ha visto l’uomo che per tanti anni aveva amato e che ora la stava uccidendo con quella lunga e spaventosa lama tagliente. Le ferite all’avambraccio che il medico legale ha definito «di difesa», dimostrerebbero che la donna ha avuto il tempo di capire cosa le stesse accadendo ed avrà urlato, forse proprio per chiedere aiuto. Urla che si sono spente in gola quando la lama ha raggiunto la parte più profonda.

N.Din.

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4 commenti

  • Walter
    gio 14 ottobre 2021 08:43 rispondi a Walter

    75 anni, in Italia in settimana è a casa Buttate le chiavi e lasciatolo Marcire

  • G.m
    mer 13 ottobre 2021 11:43 rispondi a G.m

    Animale speriamo che fai la stessa fine verme

  • Willy G
    mer 13 ottobre 2021 06:47 rispondi a Willy G

    Pena di morte ...altro che carcere (o domiciliari)

  • Cesare ce
    mer 13 ottobre 2021 06:25 rispondi a Cesare ce

    Speriamo che stia soffrendo questo elemento,

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