Il comune di Manduria, per le mani della commissione straordinaria da cui l’ente è amministrato dopo lo scioglimento per mafia, dovrebbe firmare a breve un atto di concessione amministrativa e revisione, proposto dalla Regione Puglia, che consentirà alla società Manduriambiente Spa di accogliere negli impianti sulla via di San Cosimo altri 388.000 metri cubi di rifiuti prodotti da 17 comuni del bacino Ta/3 di cui Manduria è capofila nonché territorio ospitante della discarica e per questo condannata ad essere per almeno trent’anni la pattumiera dei comuni del versante orientale della provincia di Taranto. Questo accordo che le altre amministrazioni comunali hanno già cominciato a firmare, sanerebbe un preteso debito che Manduriambiente vanta nei confronti dei 17 comuni per un totale di circa 14milioni di euro. In qualche scrivania del comune di Manduria, però, esiste abbandonato e dimenticato un parere legale che invaliderebbe addirittura ogni rapporto iniziale tra la città Messapica e Manduriambiente per via di presunte e gravi inadempienze di quest’ultima.
Lo studio affidato all’avvocato tarantino Luigi Cecinato dall’ex sindaco di Manduria, Paolo Tommasino pochi giorni prima le sue dimissioni per il venir meno della maggioranza, è stato consegnato quando il comune era nel frattempo amministrato da un commissario prefettizio. Quel parere, costato circa seimila euro, è rimasta lettera morta anche con la successiva amministrazione del sindaco Roberto Massafra che pur conoscendone il contenuto non ha mai ritenuto di andare avanti. Anzi, fu proprio Massafra con l’allora assessore all’Ambiente Amleto Della Rocca, del Pd, a rendere possibile la riapertura della discarica, chiusa per esaurimento della capienza, con un escamotage mai del tutto chiarito e contro cui si erano battuti alcuni consiglieri di minoranza tra cui quelli del gruppo Girardi. L’avvocato Cecinato che si è avvalso della consulenza di altri esperti, avrebbe scoperto non solo delle anomalie nelle quote societarie di Manduriambiente (si parla di strani passaggi di quote subito dopo l’aggiudicazione di gara), ma anche il mancato rispetto degli accordi in termini di forza lavoro da impiegare. Questo ed altre mancanze, sempre secondo il parere legale, avrebbero comportato la necessità, per il comune di Manduria, di prendere possesso di tutti gli impianti e di gestirli direttamente e di farsi restituire dalla società una congrua somma di denaro incassata indebitamente in undici anni di servizio (si parla di diversi milioni di euro).
Sarebbe interessante, soprattutto alla luce dell’imminente firma del nuovo atto di concessione (molto simile ad un atto transattivo bonario), conoscere i particolari di questo parere legale e magari chiederne, se necessario, un altro, prima di firmare qualsiasi nuovo accordo.N.Din
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