Sabato, 13 Settembre 2025

Cronaca

Lettera della madre del ragazzo e del suo avvocato: interrogare il creditore che si è allontanato da Manduria

Il giallo di via delle Perdonanze: "Michele Dinoi morto per un debito o per gioco"

Michele Dinoi Michele Dinoi

Dietro la morte di Michele Dinoi ci potrebbe essere un debito non onorato oppure la sfida mortale di un gioco estremo che gira in rete. L’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine sulla morte del diciottenne manduriano, proposta dalla madre del ragazzo (stessa cosa ha fatto il padre e la sorella con una separata istanza), apre ipotesi inquietanti sul giallo di Via Delle Perdonanze a Manduria. In quella strada, il 27 settembre del 2017, il giovane fu trovato in fin di vita con la testa incastrata tra le sbarre di una ringhiera.

Soccorso dai sanitari del 118, fu trasportato in gravissime condizioni prima all’ospedale di Manduria e poi in un centro per il recupero neurologico di Lecce dove morì sei mesi dopo. Per quella inspiegabile morte gli investigatori non hanno trovato responsabili per cui il pubblico ministero che ha diretto l’inchiesta ha proposto al gip la chiusura del caso. «Perché?» si chiede la madre che svela un particolare che rende ancora più misterioso il giallo. Secondo la donna che in questa battaglia si fa assistere dall’avvocato Francesco Miraglia, suo figlio avrebbe contratto un debito con un tale che «dopo il ritrovamento di Michele si sarebbe allontanato dalla città».

L’avvocato Miraglia che lo scrive a nome della sua assistita, fa riferimento a dei «messaggi e intercettazioni» che, si presume, siano presenti agli atti dell’inchiesta. Altri particolari sull'ipotetico creditore sono riportati in un comunicato stampa ricco di punti di domanda. «Dove si trovava quel giorno? E nei giorni successivi? Perché nessuno lo ha mai sentito?», si chiede l’avvocato riferendosi al giovane che vanterebbe il credito e che dopo il presunto incidente si sarebbe allontanato da Manduria.

Il penalista a cui la madre della vittima si è rivolto per chiedere giustizia, svela poi un altro particolare che non era mai emerso prima, legato alle terribili sfide mortali di cui periodicamente parlano le cronache di tutto il mondo. Secondo l’avvocato, il diciottenne poco prima del tragico evento si era iscritto ad un gioco su un canale social. «Apparentemente innocuo – scrive l’avvocato -, ma chi può dirlo se nessuno si è mai preso la briga di verificare? Sarebbe possibile – prosegue il legale - che Michele sia stato vittima di una di quelle sfide mortali, purtroppo assai in voga tra i giovani, che circolano tramite social media». Da qui la terribile domanda che Miraglia rivolge al pubblico ministero: «E se quella dell’asfissia fosse stata la prova di ingresso di un subdolo e violento gioco?». Per arrivare alla richiesta rivolta alla magistratura inquirente e giudicante di non archiviare il caso e di integrare le indagini per esaminare i messaggi audio, i file e il gioco. «Fermo restando – insiste l’avvocato - che potrebbe trattarsi di omicidio perchè un nome spunta da più parti per un debito che Michele avrebbe avuto con lui».

Nazareno Dinoi

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