C’è anche un dramma manduriano nella brutta storia del Cara di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, dove martedì scorso sono stati fatti sgomberare 548 immigrati richiedenti asilo, un centinaio dei quali titolari di protezione umanitaria che, per effetto del decreto Salvini, non potendo più ambire a passare in uno Sprar, perdono anche il diritto alla prima accoglienza.? Tra le 120 persone che lavoravano nel centro, rimasti ora senza lavoro, c’è anche il manduriano Umberto Dinoi, dipendente della Auxilium che dal 2014 ha accolto 7891 migranti in fuga dalla guerra.?«Nel centro lavoriamo io e la mia compagna, sarà difficile ora andare avanti», è il commento del 37enne manduriano che dal primo febbraio resterà senza lavoro. «In questo centro – fa sapere Dinoi - lavoriamo 120 persone che abbiamo messo passione ed amore ricevendo molte soddisfazioni e riconoscimenti. Nel 2017 – racconta il manduriano -, abbiamo avuto l'onore di avere Papa Francesco, oltre a primi ministri, delegazioni internazionali che hanno preso come esempio di accoglienza il nostro centro». Poi il decreto sicurezza del governo del cambiamento ha messo tutto in discussione. «Il ministro degli interni Salvini ha deciso di chiudere tutti questi grandi centri volendo iniziare dal nostro che è un esempio di efficienza e onestà non curandosi invece di altri centri come quelli di Mineo, Crotone, Foggia con infiltrazioni mafiose, condanne e patteggiamenti».
Oltre ai 548 migranti trasferiti o abbandonati al loro destino senza un appoggio, dal primo febbraio altri italiani dovranno affrontare un futuro drammatico. «Famigli intere con mutui, investimenti che difficilmente senza lavoro potranno coprire», spiega ancora Dinoi che punta il dito contro chi ha voluto tutto questo. «Dal ministro Salvini – dice - nessuna parola, nessun sostegno, solo fredde dirette social; prima gli italiani è il suo slogan. Io mi sento un italiano di serie B – prosegue il manduriano - e certamente Salvini la mia nuova situazione di precarietà non porterà like al ministro».
Dinoi che nel Cara di di Castelnuovo di Porto ricopre il ruolo di coordinatore della parte amministrativa, non ha una visione serena del suo futuro. «Io e la mia compagna lavoriamo qui e se perderemo il posto non potremo nemmeno chiedere il reddito di cittadinanza perché avremo lo stipendio di gennaio». La coppia che si è conosciuta lì, ha due figli ancora molto piccoli, un anno e mezzo e sette anni e un mutuo da pagare. «Grazie al ministro Salvini e a chi ha votato la sua legge, siamo anche noi come quei poveri 548 ospiti del centro».
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