Mercoledì, 4 Giugno 2025

Cronaca

Per i tanti dubbi ancora senza risposte il padre e la sorella del giovane, che non si danno pace, lanciano un appello attraverso la loro avvocatessa Sara Piccione

Un anno dalla morte di Michele, l'appello del padre: "chi sa, parli"

Michele Dinoi, a sinistra l Michele Dinoi, a sinistra l'avvocatessa Sara Piccione | © La Voce di Manduria

È passato un anno dalla morte di Michele Dinoi, il diciottenne manduriano trovato in fin di vita sul pianerottolo di casa in circostanze ancora tutte avvolte nel mistero. Per i tanti dubbi ancora senza risposte il padre e la sorella del giovane, che non si danno pace, lanciano un appello attraverso la loro avvocatessa Sara Piccione invitando «chiunque fosse a conoscenza di fatti e indizi ancora non noti a non esitare ad informare le forze dell’ordine di quanto sanno e a fornire un valido aiuto per venire a capo di questo caso».

Il giovane, figlio di genitori separati, viveva con il padre e la sorella più piccola nella casa di Manduria dove il 27 settembre del 2017 fu trovato privo di sensi sulla verandina. Soccorso dal personale del 118 che lo rianimò, fu poi ricoverato in condizioni disperate prima nella rianimazione di Manduria e dopo, sempre in coma, nel centro risvegli della clinica Villa Verde dove ha cessato di vivere il 24 marzo del 2018.

Oltre all’immenso dolore per la scomparsa di questa giovane vita, si aggiunge la sofferenza di non sapere ancora a sulle cause che hanno determinato il decesso del diciottenne.

La Procura di Lecce ha disposto l’autopsia che si è svolta il 29 marzo 2018, a cura del medico legale Alberto Tortorella di Lecce nominato dal piemme Francesca Miglietta di Lecce. Altri ritardi incomprensibili perché a distanza di un anno, la relazione di quell’accertamento medico non è stata ancora depositata. Anche la Procura della Repubblica di Taranto ha indagato sull’oscuro caso. I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Manduria hanno ascoltato varie persone, tra le quali molti amici della giovane vittima, ma tutta la faccenda rimane avvolta nel mistero. «Purtroppo – è il commento dell’avvocatessa Piccione che assiste Damiano Dinoi, il papà del ragazzo -, non esistono fotogrammi di impianti di video sorveglianza; tante ipotesi si susseguono ma ogni indizio rimane infondato. Nessuna pista ha avuto seguito – prosegue l’avvocatessa - e si resta in attesa di una svolta che possa dar pace ai familiari».

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