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Il manduriano Luigi Dalemmo (foto a destra), è stato condannato ieri a trent’anni di carcere per l’uccisione del fruttivendolo Antonio Massari. Si è conclusa così l’udienza preliminare con il rito abbreviato che riconosce a Dalemmo la responsabilità della morte di Massari avvenuta sette giorni dopo una violenta aggressione subita il 7 febbraio del 2013 in un deposito di legna di Manduria. Il gup De Simone dopo la camera di consiglio ha rinviato a giudizio gli altri tre imputati, Loredana Tondo di 26 anni, fidanzata de presunto assassino, la madre della ragazza, Antonia Piccinni di 44 anni e il 54enne Antonio Di Lauro, tutti di Manduria, che rispondono di favoreggiamento. La sentenza ha confermato tutte le richieste del pubblico ministero Antonella De Luca. Gli avvocati che difendono Dalemmo e le due donne, Franz Pesare e Armando Pasanisi, avevano chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Contraria invece la decisione del giudice secondo cui l’imputato avrebbe teso un agguato alla sua vittima nel deposito di legna di proprietà della famiglia della sua compagna dove l’avrebbe aggredito e ferito a morte per motivi passionali (il fruttivendolo avrebbe avuto interessi per la sua fidanzata). Trasportato dopo il ferimento all’ospedale di Manduria da due persone rimaste sconosciute, Massari morì dopo sei giorni di ricovero nella rianimazione del Santissima Annunziata di Taranto dove fu trasferito per le gravi ferite. L’autopsia fece emergere dei traumi alla schiena e alla colonna vertebrale causate da una rovinosa caduta all’indietro. Per i difensori dell’imputato i due giovani si incontrarono effettivamente in quel posto ma si lasciarono poco dopo senza nessuna lite.
Di Lauro che è difeso dal fratello Francesco, è estraneo al nucleo famigliare ed è stato implicato nella vicenda per una telefonata intercorsa con Dalemmo intorno all’ora del delitto.
Il processo a carico dei tre imputati che hanno scelto il rito ordinario si aprirà il primo febbraio del 2016.
Nazareno Dinoi
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