Venerdì, 4 Luglio 2025

Giudiziaria

Il collegio dei difensori si è detto già pronto a presentare ricorso in appello nella convinzione di ottenere in quella sede un valido sconto della pena

Sentenza Stano, dimezzata la pena richiesta dall'accusa

Antonio Cosimo Stano Antonio Cosimo Stano | © La Voce di Manduria

I tre maggiorenni della «banda degli orfanelli» hanno usato violenze psicologiche e fisiche continuate nel tempo, sino alla tortura, ma senza provocare la morte di Cosimo Antonio Stano. Il cui decesso, avvenuto all’ospedale di Manduria il 23 aprile del 2019 per un’ulcera gastrica emorragica, non è stato conseguenza diretta delle torture ma della malattia. Basandosi su questo, ieri, il gup del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, ha condannato a dieci anni di reclusione a testa il 24enne Antonio Spadavecchia e il ventenne Gregorio Lamusta; a otto anni e otto mesi Vincenzo Mazza, di 20 anni, tutti manduriani e incensurati. Il pubblico ministero Remo Epifani aveva chiesto vent’anni di carcere a testa, il massimo della pena prevista per la tortura aggravata dalla sopraggiunta morte del pensionato. Eliminati per tutti anche alcune aggravanti e il reato di sequestro di persona.

Si può dire soddisfatta la difesa degli imputati, gli avvocati Armando Pasanisi per Mazza, Franz Pesare e Pasanisi per Lamusta e Lorenzo Bullo e Gaetano Vitale per Spadavecchia. Nella discussione finale, i difensori avevano chiesto l’assoluzione per i loro assistiti, ma gli è andata bene anche la derubricazione dell’aggravante della tortura quale causa della morte che da sola avrebbe valso ai loro assistiti trent’anni di reclusione (scontata a venti grazie alla formula scelta del rito abbreviato), tanto quanto era la richiesta del pubblico ministero. La gup Gilli ha interdetto in perpetuo gli imputati dai pubblici uffici ed ha stabilito nei loro confronti la misura della libertà vigilata per tre anni dopo l’esecuzione della pena. I tre sono stati inoltre condannati al risarcimento dei danni in favore della sorella di Stano da liquidarsi in separata sede e delle spese processuali.

Il collegio dei difensori si è detto già pronto a presentare ricorso in appello nella convinzione di ottenere in quella sede un valido sconto della pena. Nel frattempo i tre imputati, che hanno già scontato quasi un anno di detenzione cautelare, prima in carcere ora a casa, salvo diversa decisione del tribunale resteranno agli arresti domiciliari sperando in un esito più clemente della Corte di appello.

L’avvocato di parte civile, Maurilio Stano, che ha sempre mantenuto un atteggiamento riservato sulla vicenda, continua anche in questa fase lo stesso atteggiamento concedendo appena una battuta di circostanza: «Accettiamo con serenità il dispositivo di oggi, valutando di agire nelle sedi opportune dopo aver letto le motivazioni della sentenza che potrebbero aprire nuove problematiche». Per il deposito della sentenza motivata, la gup ha chiesto 90 giorni di tempo

Determinante ai fini della pena di ieri, è stato il parere medico dei consulenti della difesa, il medico legale Massimo Brunetti con il chirurgo romano Rosario Sacco, che sin dal primo momento avevano sostenuto la non correlazione tra l’ulcera sanguinante e quindi il decesso di Stano, con le violenze da lui subite nel tempo. Contrariamente al parere espresso dal perito della pubblica accusa, la dottoressa Liliana Innamorato secondo cui i traumi fisici e psicologici avevano formato l’ulcera aggravatasi poi dallo stato di isolamento e di prostrazione in cui il sessantaseienne era sprofondato sino allo sfinimento.

Per l’opinione pubblica che per l’efferatezza dei fatti conosciuti e soprattutto per la drammaticità dei video che riprendevano le scene di violenza a cui l’uomo era stato costretto a subire, rimane il ricordo delle urla disperate del pensionato che nella notte, accerchiato dal branco, inutilmente chiedeva aiuto. Vittima per anni, si è saputo in seguito, non di una, ma di più bande di ragazzini, quasi tutti minorenni, undici dei quali, tra quelli individuati, sono stati già sottoposti ad un giudizio da parte del Tribunale dei minori che ha sospeso il processo a loro carico concedendo la messa alla prova ai servizi sociali per un periodo che va da un anno e mezzo a tre anni.

Nazareno Dinoi

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6 commenti

  • Fiore emidio
    dom 20 settembre 2020 12:36 rispondi a Fiore emidio

    Ma questi maiali hanno i profili sui social belli tranquilli con foto ridenti ma la giustizia dove sta sti pezzi di merda

  • Archidamo terzo
    dom 31 maggio 2020 08:57 rispondi a Archidamo terzo

    La solita vergogna...

  • Toretto
    dom 31 maggio 2020 07:03 rispondi a Toretto

    Non c'è da meravigliarsi hanno messo in libertà mafiosi del 41bis accusati di omicidio mo figuriamoci questi scagnozzi che valgono 0 nella loro vita per quello che hanno fatto, comunque rimane il fatto che è una vergogna la giustizia italiana

  • Immacolata Mariggiò
    sab 30 maggio 2020 09:14 rispondi a Immacolata Mariggiò

    Eccoci al dunque, da tanti colpevoli a nessun colpevole o quasi.... una condanna dimezzata, I comodi arresti domiciliari in attesa dei gradi successivi di giudizio... insomma una morte che per la giustizia ordinaria vale poco (a parte il consueto raccapricciante indennizzo ai parenti lontani). Del resto, come ha sostenuto la difesa.... a chi di noi verrebbe mai un'ulcera se vivessimo ogni giorno nel terrore di quello che ci aspetta a sera?!?? se ci trovassimo anziani, in difficoltá, fragili, soli, indifesi e impotenti a fronteggiare un branco di giovani lupi feroci che ci infliggesse ogni sorta di "giochi" crudeli?!?? Eh sì, infine di questo si è trattato: "gioco", "bravata", visto che il reato di tortura è tato cancellato....Povero signor Stano, quanta amarezza, che profonda tristezza!

  • Gregorio di Manduria
    sab 30 maggio 2020 08:12 rispondi a Gregorio di Manduria

    Che dire su questa storia, una persona è morta, non per causa loro ma, per un ulcera emorragica. Resta confermata la storia che hanno schiaffeggiato, deriso, derubato, e maltrattato una persona che, non poteva difendersi, quindi oltre ai vari reati rimane la vigliaccheria, che non è contemplata nel codice penale, ma resta una legge non scritta nelle società, e addirittura anche nelle carceri . Mi auguro che alla fine della loro condanna questi ragazzi, ne escano uomini con la "u" maiuscola, in modo da dimostrare a loro stessi e a tutti che nella vita si può sbagliare, ma è il perseverare che è diabolico!!! Un piccolo pensiero lo rivolgo anche a chi sapeva o sentiva quello che accadeva senza fare nulla, vergogna!!! Se avessero fatto qualcosa, forse i ragazzi avrebbero smesso!!!!!!!

    • Immacolata Mariggiò
      sab 30 maggio 2020 08:31 rispondi a Immacolata Mariggiò

      Non è cavandosela a buon mercato che matureranno e purtroppo dalla vigliaccheria non credo si guarisca. È mia opknikne che l'uomo possa sí cambiare, ma solo dopo aver preso consapevolezza degli errori compiuti e aver pagato per essi in modo giusto. Questi ragazzi hanno straziato quel pover'uomo e di certo con le loro malefatte non hanno migliorato la sua salute. Poi si puó discutere sul vicinato o sulle famiglie che hanno cresciuto questi aguzzini, ma il punto è che senza le male azioni della banda quell'uomo sarebbe vissuto o morto piú serenamente.

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