Domenica, 13 Luglio 2025

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Sava come Manduria: nessuno tocchi i giovani Caino

Sava come Manduria: nessuno tocchi i giovani Caino Sava come Manduria: nessuno tocchi i giovani Caino | © n.c.

Non è sempre facile affermare quanto sia necessario che “nessuno tocchi Caino”. È molto difficile quando apprendi, come è capitato in questi giorni, che in Puglia ci sarebbero gruppi di ragazzi, tra cui molti minorenni, responsabili di aver vessato, derubato, torturato e sfruttato un anziano malato psichico. I 18 arrestati (di cui 8 minori) in provincia di Taranto dovranno rispondere di estorsione continuata, furto aggravato, rapina, detenzione e porto di arma da sparo, atti persecutori. I fatti fanno il paio con quanto avvenne a Manduria nella primavera scorsa quando, in seguito alle torture, fisiche e psicologiche, inflitte da altri ragazzi a un pensionato depresso ed emarginato, si arrivò alla morte dell’uomo il quale, sopraffatto da un clima ormai per lui insopportabile, si lasciò morire, rinunciando a chiedere aiuto e a curarsi.

Sarebbe facile definire “mostri” questi ragazzi, anche perché abbiamo ancora nelle orecchie le loro risate e negli occhi le loro esibizioni sceniche nei loro filmati dopo le bravate. Nei paesi è sempre esistita una persona definita lo “scemo del villaggio”, in genere un innocuo e solitario malato psichico che i ragazzi prendevano bonariamente in giro. Ma che ha sempre avuto una materna protezione sociale: nessuno gli ha mai fatto del male, molti lo hanno aiutato e nutrito. Ma qui stiamo parlando di qualcosa di diverso, prima di tutto perché siamo in presenza di vere estorsioni e rapine, nei confronti di persone deboli nel fisico e nella psiche, e oltre a tutto anche povere. Doppia vigliaccheria, dunque. Ma c’è un’altra aggravante, anche se non in senso tecnico-giuridico, Quella dell’incontenibile necessità di esibizionismo da parte di persone che evidentemente hanno bisogno di uno specchio in cui contemplarsi per mostrare a se stessi di esistere e di essere forti.

Sono persone che vanno trattate con severità, se e quando una sentenza di condanna darà veste giuridica a quel che purtroppo appare già abbastanza probabile sia accaduto. Certo, sono in molti oggi, anche in ambienti politici, a chiedere per questi ragazzi non solo pene esemplari, ma anche e soprattutto quella pena anticipata che è la custodia cautelare in carcere. Ma attraverso la privazione della libertà e il soggiorno in qualche prigione – ridotte come sono le nostre carceri- in compagnia, per lo meno i maggiorenni, di detenuti che ne sanno più di loro sul piano dell’illegalità, quante possibilità avranno questi giovani di essere ricondotti, come prevede la Costituzione, a un regolare reinserimento nella comunità civile?

Proprio perché i fatti per cui sono stati arrestati sono gravissimi e denotano un altissimo grado di inciviltà, la funzione retributiva della pena dovrà essere piena e totale. Questi ragazzi dovranno restituire ciò che hanno tolto: hanno rapinato denaro, ma anche la dignità a una persona, la sua stessa vita, il senso della sua voglia di esistere. Hanno umiliato fino a uccidere. Ma non si può combattere la violenza del delitto con la violenza dello Stato, quindi del carcere. Ci sono altri strumenti, che portino queste persone prima di tutto a riconoscere gli altri, a non vederli solo come specchio delle proprie bravate e quindi a fare qualcosa per gli altri, a restituire loro quel che è stato loro tolto. Il carcere non serve a nulla, passare qualche mese o qualche anno a “pulire il culo ai vecchietti” servirebbe molto, ma molto di più.

Tiziana Maiolo su Il Riformista

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