
Il piccolo nucleo familiare di origini manduriane e residente a Pechino, rientrato nella città del Primitivo per allontanare il più possibile la figlioletta di tre mesi dal contagio che preoccupa la Cina e il mondo intero, gode di ottima salute. Padre di 28 anni, madre e bimba, non presentano nessun sintomo come febbre, problemi respiratori e tosse secca. È il primo dato che vale la pena diffondere alla luce delle polemiche e delle e ingiustificate paure che il loro arrivo sta provocando nel comune della provincia di Taranto dove qualcuno ha addirittura presentato un esposto alla Asl chiedendo per loro un cordone sanitario come quello dei 56 italiani rientrati da Wuhan, epicentro della diffusione del coronavirus, tenuti in quarantena nella città militare della Cecchignola a Roma.
Una misura alla quale Gianluigi Perrone, il capofamiglia, ha deciso insieme alla sua compagna (italiana e non cinese come erroneamente riportato ieri), di sottoporsi volontariamente rispettando i protocolli inviati loro dalla Farnesina. Che consigliano la quotidiana misurazione della temperatura e di indossare la mascherina negli ambienti affollati. Procedure che i tre ospiti manduriani stanno rispettando rigorosamente da quando sono arrivati in Italia con un volo lungo e faticante iniziato a Pechino e concluso a Roma dopo un paio di scali tecnici in altri Pesi.
Il ventottenne che in Cina lavora nel campo della cinematografia, non ha preso bene l’accoglienza di alcuni suoi concittadini che sui social hanno espresso il peggio dell’intolleranza anche con insulti e, in alcuni casi, con minacce. Perrone non ci sta e risponde con lo stesso strumento pubblicando una sua foto che lo ritrae davanti ad una saracinesca con la scritta molto esplicativa: «Mi fate schifo».
Poi il commento. «Mi sono beccato due denunce – scrive -, per aver commesso il reato di aver portato mia figlia in Italia per allontanarla dal pericolo del Coronavirus a Pechino, in Cina, dove viviamo.«La prima cosa fatta appena arrivati è stata quella di andare in questura e avvisare la Asl e il più vicino reparto infettivi», che li avrebbe rassicurati circa la negatività di un contagio. «Mi pare che il mio comportamento sia stato corretto e civile e non ho capito se il mio reato sia quello di essere italiano». E di Manduria, nel caso specifico, dove le preoccupazioni, con meno virulenza (è il caso di dire) rispetto al primo giorno, continuano a farsi sentire. Il terreno è sempre quello dei social dove lo stesso protagonista non disdegna l’uso pubblicando commenti e resoconti divertiti sulla sua avventura che racconta volentieri ai media con collegamenti via Skype. «Mi mettono dentro la gabbia di Hannibal Lecter», commenta ironico Perrone paragonandosi al terrificante cannibale interpretato da Anthony Hopkins nel film «Il silenzio degli innocenti».
Nazareno Dinoi
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1 commento
Messapico
mer 5 febbraio 2020 08:44 rispondi a MessapicoNon ci faccia caso Sig. Perrone, purtroppo, non hanno ancora inventato un vaccino per la stupidità.