L’otto marzo non è la festa della donna, sarebbe, a mio avviso, riduttivo. L’otto marzo è la festa internazionale dei diritti negati alle donne su cui riflettere perché non è mai abbastanza. Uno di questi è sicuramente il diritto alla salute, perché la salute è anche donna. Sembra scontato, ma non lo è nella misura in cui l’impostazione della ricerca scientifica, sia in campo medico che farmacologico, è stata da sempre andropocentrica, cioè pensata e strutturata solo per curare gli uomini. Gli interessi per la salute delle donne per molto tempo sono stati relegati alla sola riproduzione.
A partire dalla ricerca in vitro su campioni di cellule alla sperimentazione su animali, fino ad arrivare alla sperimentazione clinica sugli esseri umani, il 70% dei campioni sono maschi.
In medicina e nella sperimentazione farmacologica il tema delle differenze tra organismo femminile, e organismo maschile, è stata a lungo trascurata.
E’ solo da 2-3 anni che le agenzie di ricerca hanno bloccato tutti gli studi che escludono le donne.
Solo di recente si è cominciato a parlare della medicina di genere e anche il Ministero della salute con un Decreto Legge del 2018-Art.3 ha emanato apposite raccomandazioni destinate agli ordini, ai colleghi sanitari e alle società scientifiche volte a promuovere l’applicazione della medicina di genere su tutto il territorio nazionale, istituendo anche un Osservatorio per la raccolta dati.
La medicina di genere non è una nuova branca della scienza medica quanto piuttosto un nuovo metodo di presa in carico della persona, dalla sperimentazione alla diagnosi, alla cura.
Parlare di medicina di genere non vuol dire parlare di una medicina per le donne, ma di una medicina inclusiva per tutti. Per malattie comuni a uomini e donne, sempre più studi dimostrano che ci sono differenze importanti nell’insorgenza,nella progressione, nelle manifestazioni cliniche,nella risposta e negli eventi avversi ai farmaci,ma anche nella diversa influenza che gli stili di vita (alimentazione,fumo,alcool,droghe, attività fisica,ect) e tutti i fattori socio-economici, culturali e ambientali hanno sulla salute di tutti.
L’OMS ,infatti,definisce “la medicina di genere-specifica come lo studio dell’influenza di tutti i fattori, non solo biologici (definiti dal sesso) ma anche di quelli socio-economici e culturali (definiti dal genere). Dall’interazione di tutti questi fattori dipende lo stato di salute, o di malattia delle persone ed è necessario oltre che doveroso tenerne conto.
E’ ormai noto che le donne hanno un’aspettativa di vita più lunga ( 84 anni) degli uomini (80 anni) ma si ammalano di più, consumano più farmaci, sviluppano maggiori effetti collaterali oltre che essere più svantaggiate sia dal punto di vista socio- economico che nell’accesso alle cure.
Interessarsi alla medicina di genere è sempre più una necessità, perchè quando si ammala una donna, si ammala l’intera famiglia, con ricadute anche nella società. L’approccio si sta consolidando ma è molto complesso perché richiede molte risorse umane ma anche economiche e strumentali .
Una scienza medica che non protegge la salute delle donne non protegge neanche se stessa.
Questa che, a mio modesto avviso, è un’ingiustizia deve diventare una sfida non solo del mondo scientifico ma anche culturale e della politica.
La legge c’è e non abbiamo più scuse perché come dice il Prof. Garattini, Presidente dell’Istituto di ricerca M.Negri di Milano, se vogliamo ridurre la spesa sanitaria e salvaguardare il S.S.N dobbiamo investire sempre di più in prevenzione, perché “ prevenzione è la vera rivoluzione”.
E’ importante continuare a parlare di parità di genere, di pari opportunità ma non dimentichiamoci di valorizzare le differenze perché tutte le differenze sono un valore per tutti.
Ringrazio il Sindaco di Avetrana, le donne della Consulta del Comune, la Presidente dell’Age-Avetrana Anna Maria Leobono e la Prof. Anna Saracino, che ha relazionato sugli stereotipi di genere nella storia, per l’opportunità di informare la cittadinanza sul tema della medicina di genere, in un incontro organizzato all’interno di una serie di iniziative dedicate alla giornata internazionale delle donne.
Solo se continueremo a parlarne sarà possibile creare una medicina delle persone per le persone.
Dottoressa Almerina Raimondi
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1 commento
Anna Maria leobono
sab 9 marzo 12:43 rispondi a Anna Maria leobonoAttraverso la professionalità e la competenza delle relatrici, la dott.ssa Almerina Raimondi e la prof.ssa Anna Saracino, la comunità presente all'incontro ha molto apprezzato l'iniziativa e potuto comprendere l'importanza della Medicina di Genere, che consente e di migliorare la politica sanitaria, garantendo equità di accesso e di fruizione alle cure per ognuno nella loro specificità, perchè la medicina genere-specifica è un dovere scientifico, etico, morale, sociale.