In quel posto c’era un’umanità eterogenea. C’erano quelli che avevano sbagliato, ma se la prendevano con la Società, colpevole, a loro dire, di averli indotti in errore, c’erano quelli in attesa di giudizio, c’erano gli innocenti, condotti in quel posto da una affrettata difesa d’ufficio. Oltre le sbarre passavano quelli che si facevano chiamare superiori. Così volevano così doveva essere: pazienza! I peggiori elementi erano trattati con deferenza dai “superiori”. Se questi uscivano potevano compiere azioni di vendetta, e i superiori tenevano famiglia. Oltre le sbarre passavano i politici, venuti a fare passerella, con la scusa che volevano occuparsi dello stato delle carceri italiane, ma non entravano nelle celle, non sentivano il puzzo di umido e di urina. Alla finestra verso strada c’era un pannello che impediva la vista dell’esterno. Anche questa forma di libertà era negata ai reclusi! Come se, spaziando con lo sguardo verso l’orizzonte, la loro pena diminuisse. Forse erano esseri umani al di qua delle sbarre, ma dovevano soffrire! Era la legge.
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1 commento
Giorgio Marti
sab 26 novembre 2022 08:17 rispondi a Giorgio MartiArticolo interessante, bravo il caro compianto Mimmo: anche lui ad interessarsi dei "dimenticati". https://youtu.be/QtjroBk9C50