
Seconda ispezione istituzionale ieri mattina negli impianti della discarica di Manduria per dare risposte alla popolazione e alle autorità cittadine che da tempo ne chiedono la chiusura ma che la Regione Puglia, con propri atti, ha deciso di allungarne la vita con un aumento della volumetria massima. Con la guida del sindaco manduriano, Gregorio Pecoraro, la delegazione della Commissione Ambiente della Regione Puglia presieduta da Michele Mazzarano e composta dai commissari consiglieri regionali, Renato Perrini, Antonio Scalera, e Massimiliano Di Cuia e Marco Galante, ha fatto un giro negli uffici e nell’area di lavorazione dei rifiuti prendendo atto di come vengono attualmente conferiti i rifiuti solidi urbani provenienti da una ventina di comuni della provincia di Taranto ed altri occasionalmente da fuori provincia. Si è appreso quindi che il 65% dei rifiuti vengono separati e differenziati e la restante parte finisce in discarica. Non in quella di Manduria perché esausta, ma in un impianto privato della provincia di Brindisi. A costi elevati per l’impresa che per questo ha chiesto e ottenuto direttamente dalla giunta regionale, un ampliamento delle capacità di accumulo sino ad un’altezza di 14 metri dal piano stradale per una quantità di 150mila metri cubi di spazzatura.
Nell’incontro tra responsabili della «Manduriambiente» e commissari, si è quindi compreso con maggiore chiarezza che il «regalo» della giunta regionale farà quadrare i bilanci dell’impresa. Poco importa se la montagna di spazzatura impatterà pesantemente in un territorio vocato al turismo e ai prodotti di pregio della terra come il vino Primitivo e l’olio d’oliva e aumenterà la rabbia dei manduriani stanchi di essere la pattumiera della Puglia. Ai consiglieri regionali in visita ieri, è stato infatti fatto notare che a trecento metri dalla Manduriambiente, ce n’è un’altra delle stesse dimensioni dismessa per fine vita trent’anni ma mai bonificata che ha già provocato inquinamento della falda per l’infiltrazione, accertata, di percolato nel terreno. Non solo. Proprio di fronte alla megadiscarica oggetto della visita ispettiva, c’è un grande impianto di compostaggio che raccoglie fanghi della depurazione e organico della differenziata di diversi comuni della provincia. Insomma, un mix micidiale di cattivi odori che da anni avvelenano il territorio. E la puzza ieri è stato il primo disturbo olfattivo accusato dai componenti della commissione regionale.
Lo stesso presidente Mazzarano, a margine della visita, ha riconosciuto il problema vissuto dalla popolazione manduriana su cui anche l’Arpa ha acceso i riflettori senza però riuscire a scovare la fonte del fetore. «Va approfondito l’aspetto relativo alle emissioni odorigene e alle molestie olfattive», ha detto Mazzarano che ha messo in luce un’altra iniquità nella scelta regionale di approvare l’ampliamento. «Sarebbe opportuno - ha detto il presidente di commissione -, che il Piano regionale dei rifiuti non concedesse l’autorizzazione ad aprire discariche in territori nei quali si registra un’alta percentuale di raccolta differenziata, come nel caso specifico di Manduria che si aggira attorno al 70%. Ciò per non incorrere nel paradosso – ha proseguito Mazzarano -, e per immaginare una sorta di premialità per i comuni virtuosi che così alimentano meccanismi di economia circolare». Il presidente Mazzarano si è infine impegnato a riunire una nuova seduta di Commissione per approfondire gli aspetti problematici della questione con l’ascolto di tutte le autorità preposte al procedimento di autorizzazione del sopralzo.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Maria
oggi, mer 7 maggio 11:39 rispondi a MariaQuesti signori dovrebbero rimanere lì per qualche giorno come sono costretti glia abitanti di Manduria a sentire gli odori inebrianti che la discarica emana, ma sicuramente sono già scappati via, lasciando a tutti noi i problemi che la discarica da giorno dopo giorno.