
Una trentina di persone, pochi gli ex amministratori presenti (quattro assessori e tre consiglieri comunali), hanno preso parte ieri all’iniziativa pubblica organizzata dal comitato promotore che impugnerà il decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Manduria. Al tavolo della presidenza erano seduti il relatore Gianluigi De Donno, avvocato ed ex assessore della giunta del sindaco Roberto Massafra, quest’ultimo seduto in prima fila tra il pubblico, con i due ospiti, il giudice del tribunale di Taranto, Giuseppe Tommasino, manduriano e socio del Circolo che ospitava l’iniziativa, e il sindaco di Parabita, Alfredo Cacciapaglia, anche lui avvocato, protagonista di un analogo ricorso vinto davanti al Tar del Lazio che ha anato il decreto di scioglimento per mafia del suo comune.
Il primo a prendere la parola è stato il magistrato che ha definito «ingiusta e grave» la decisione presa dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Da addetto ai lavori, poi, il giudice ha ammesso di aver provato «un certo fastidio» nel leggere le relazioni dello scioglimento tanto da dover interromperne la lettura. Parlando del sindaco Massafra, poi, Tommasino ha detto di «non meritare tutto questo» in quanto «vittima delle circostanze». In conclusione del suo intervento, il gip del Tribunale di Taranto ha detto che i manduriani «hanno il dovere di reagire».
L’ex assessore De Donno, prima di entrare nel merito dell’iniziativa, ha voluto rispondere alle polemiche sollevate in questi giorni sui social. «Sta circolando un falso sillogismo – ha detto – secondo il quale ciò che è accaduto al nostro comune sia la conseguenza di una nostra incapacità amministrativa». Rivendicando «correttezza e competenza» del sindaco e di chi lo ha sostenuto, De Donno ha ribadito «il dovere di tutti di rivendicare con forza il diritto di poter affermare che Manduria non ha niente a che fare con la mafia». Entrando nello specifico tecnico dell’azione giudiziaria da intraprendere per «ristabilire un clima di serenità e lavare l’onta di un simile provvedimento», l’avvocato De Donno ha prospettato una prima difficoltà di natura giuridica che potrebbe rendere vane le speranze di una vittoria davanti al Tar. «Recentemente – ha spiegato – la giustizia amministrativa così altalenante, ha stabilito che gli ex amministratori non più in carica al momento dello scioglimento per mafia (come nel caso di Manduria, NdR), non hanno la legittimità di presentare ricorso». Stessa mancanza di interesse, ha aggiunto De Donno, è stata riconosciuta anche alle associazioni, partiti e singoli cittadini. «Noi, comunque, non ci arrenderemo e andremo avanti per la nostra strada», ha concluso l’avvocato facendo chiaramente intendere che, in caso di sconfitta davanti al Tar, si ricorrerà al Consiglio di Stato che sulla stessa materia si sarebbe espresso differentemente.
È poi toccato al sindaco di Parabita raccontare la sua vicenda che dal punto di vista del coinvolgimento penale, c’è da dire, è del tutto differente da quella manduriana. «Se è successo a me può accadere a tutti», ha esordito il primo cittadino che ha invitato i promotori manduriani a lottare con tutte le forze.Nazareno Dinoi
Nazareno Dinoi
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2 commenti
rossi andrea
sab 2 giugno 2018 10:17 rispondi a rossi andreaGli amministratori vorrebbero partecipare alle prossime elezioni comunali prendendo sottobraccio la giustizia.Ma sanno già che la risposta sarà in effetti quasi valida dopo la pronuncia da parte dei due comprensori legali. Minimo da tre ad un massimo di cinque anni di attesa. Denunce da presentare in caso di riconversione politica. E chi pagherà le parcelle al Di Donno?
giorgio sardelli
dom 3 giugno 2018 04:06 rispondi a giorgio sardelliLa cosa strana che in base a quanto dice l'articolo si tratta di un invito a aderire ma a che cosa? alcuni amministratori si sentono estranei alla decisione del ministero e hanno dichiarato di aver lavorato bene e per il meglio di Manduria e in quasi 5 anni non si sono mai accorti di niente ma il comune è comunque sciolto allora a che cosa si dovrebbe aderire se loro per primi sono puliti un cittadino si sente più tradito da chi è accusato o da chi non è accusato? chi aveva il dovere di vigilare e denunciare anche il minimo dubbio? secondo me è ovvio che chi aderisce si assume l'onere anche della parcella al DI DONNO.